Promuovere l’attuazione del principio di complementarietà: questioni tematiche trasversali

 
Lo Statuto di Roma della CPI è fondato sul principio di complementarietà:: la CPI può intervenire esclusivamente quando gli Stati non vogliano o siano incapaci di investigare ed istituire azioni penali autonomamente. La base concettuale di tale principio è che tali crimini debbano essere affrontati quando possibile a livello nazionale, con la CPI ad agire come catalizzatore, come guardiano o ultima risorsa. Violazioni diffuse o sistematiche del diritto penale internazionale sono solitamente frutto di un piano o di una politica, così che quando arriva il momento di indagare su tali crimini, si ha solitamente un ampio bacino di potenziali imputati ed una vasta varietà di crimini che possono essere imputati. Mentre è necessario che esista una responsabilità penale per la commissione di crimini secondo il diritto internazionale per soddisfare i principi dello stato di diritto e della richiesta di giustizia, questo non significa che ogni individuo che si sia apparentemente macchiato di tali crimini debba essere con sequenzialmente  perseguito in una giurisdizione penale internazionale, ne questo significa necessariamente che tutti i sospettati debbano essere sottoposti ad un procedimento legale di fronte ad una corte; ad esempio, esistono valide ragioni per perseguire i crimini commessi da giovani sotto i 18 anni con altri mezzi.
 
Mentre i Paesi  considerano i vari modi con cui assicurare l’accertamento della responsabilità, le esigenze degli attori governativi, e non, si stanno spostando verso la ricerca di modi e metodi per fronteggiare le violazioni del diritto internazionale umanitario e verso una più approfondita esplorazione delle specifiche problematiche del diritto penale internazionale. Ora che la CPI è operativa da alcuni anni ed ha formalmente iniziato ad investigare su tre “situazioni” (la RDC, Uganda e Darfur), sta diventando possible - e sempre più importante-  valutare e supportare l’operatività del principio di complementarietà: valutare come la CPI stia raggiungendo i suo obiettivi di porre fine all’impunità, aiutare a ristabilire lo stato di diritto e provvedere alla giustizia e alla protezione delle vittime e delle comunità vulnerabili. In questa prospettiva, la capacità di un governo di affrontare autonomamente possibili violazioni del diritto internazionale umanitario è fondamentale per una completa attuazione del principio di complementarietà, i singoli sistemi nazionali hanno infatti la principale responsabilità di garantire l’accertamento delle responsabilità nel caso di gravi crimini contro il diritto internazionale. Inoltre è fondamentale per determinare se la CPI stia raggiungendo i propri obiettivi  la percezione degli attori coinvolti nelle attività della corte, ed in particolare quella degli individui toccati dai conflitti su cui la CPI sta investigando. Non bisogna quindi effettuare esclusivamente analisi sul lavoro della CPI, ma è anche necessario valutare il grado di comprensione ed accettazione della corte e dei principi di diritto penale internazionale tra i differenti elementi che ne sono parte, come gli Stati, i Parlamenti, la società civile ed i singoli individui interessati dalle sue attività.

 Nel valutare e promuovere  questi sviluppi, la strategia di NPSG per la giustizia penale internazionale mira ad una piena attuazione del principio  di complementarietà, attraverso la costruzione, tramite le proprie conoscenze specifiche, di una maggiore consapevolezza e capacità degli attori locali nel fronteggiare problematiche di diritto penale internazionale, ed in particolare  capacità connesse alla mappatura dei conflitti, all’inclusione ed alla garanzia delle esigenze dell’infanzia nei meccanismi di accertamento della responsabilità; NPSG vuole inoltre promuovere una diffusa comprensione della giustizia penale internazionale, particolarmente nei Paesi che attualmente sono o sono stati interessati da conflitti. NPSG vuole inoltre contribuire al lavoro della stessa Corte Penale Internazionale, tramite un’ attività di cooperazione e supporto della Corte diretta ad un aumento delle ratifiche, al rafforzamento dell’impegno politico per il diritto penale internazionale e attraverso una maggiore qualità e consapevolezza dei suoi interlocutori.