Conferenza “Tortura: mettere a tacere gli attivisti anti-schiavitù di IRA Mauritania”

Centro ROSOCHA, Bruxelles, 29 Giugno 2017


 

Il 29 giugno 2017, IRA Mauritania ha organizzato un dibattito al centro Rosocha a Bruxelles dal titolo “Tortura: mettere a tacere gli attivisiti anti-schiavitù di IRA Mauritania”.  All’evento, hanno partecipato diversi rappresentanti di IRA Mauritania, tra cui Biram Dah Abeid, Presidente di IRA-Mauritania, Hamady Lehbous, portavoce di IRA-Mauritania, Khatri Rahel Mbareck, coordinatore del comitato per la pace, Jemal Samba Beylil, membro dell’ufficio Riadh, Abdallahi Abou Diop, membro dell’ufficio Riadh e Mariem Mint Cheikh Dieng, una delle principali figure femminili nella lotta contro la schiavitù in Mauritania. La Conferenza ha inoltre goduto del contributo di Niccolò Figà-Talamanca, Segretario Generale di Non c’è Pace senza Giustizia.
 
L’evento si è tenuto con lo scopo di accrescere la consapevolezza sul tema della schiavitù e discutere dell’arresto di 13 membri di IRA Mauritania in occasione di una protesta organizzata il 29 giugno 2016 contro l’espropriazione forzata di alcune famiglie da una baraccopoli nel quartiere di Ksarn a Nouakchoutt, capitale della Mauritana.
 
Secondo la testimonianza del Presidente di IRA Mauritania e dei membri del movimento, l’arresto è avvenuto a due settimane dalla dimostrazione. Jemal Samba Beylil è stato arrestato nel suo negozio, mentre i suoi colleghi, Abdallahi Abou Diop e Khatri Rahel Mbareck, sono stati arrestati dalla polizia; alcuni testimoni l’hanno descritta come “una di quelle scene che si vedono nei film d’azione”.
 
La conferenza è stata animata dal Presidente di IRA Mauritania. Il suo intervento è stato mirato a chiarire la situazione sulla schiavitù in Mauritania e il relativo contesto, riportando nel frattempo, il comportamento illegale del governo sullo condizione degli individui oppressi e trattati “senza alcun diritto” dall’attuale regime. Durante il suo discorso, il Presidente ha denunciato la prevalenza nello scenario politico ed economico di una minoranza “che codifica e legittimizza la schiavitù e la santifica come un pilastro della religione musulmana”. Biram ha poi continuato il suo discorso descrivendo che tipo di schiavitù c’è in Mauritania, rimarcando come questa pratica possa assumere varie forme, come per esempio il lavoro forzato: “Queste persone non percepiscono alcuna remunerazione, nessuna possibilità di riposo, di cure, non hanno il diritto all’educazione, non hanno il diritto allo stato civile e, la comunità che li mantiene in schiavitù, è una comunità che si auto definisce bianca…”.
 
Biram, che ha fondato IRA Mauritania nel 2008, ha sottolineato come sia stato il suo movimento ad iniziare per primo la lotta contro la schiavitù e come, paradossalmente, abbia ricevuto come  ricontro l’essere stato sotto a detenzione arbitraria dalle autorità mauritane. Inoltre, è stato ribadito che, al momento, due membri del movimento sono ancora detenuti e senza possibilità di incontrare le proprie famiglie, dottori e avvocati.
Il presidente di IRA Mauritania ha continuato insistendo sulla natura della lotta contro la schiavitù: deve essere pacifica e “nel rispetto del diritto internazionale”.
 
Niccolò Figà-Talamanca, Segretario Generale di non c’è Pace senza Giustizia, ha ricordato al pubblico dell’impegno della Mauritania nei confronti delle Convenzioni internazionali ratificate dal governo. E’ necessario richiamare questo punto nel contesto della “campagna di diffamazione” condotta dal Governo della Mauritania per “ottenere la legittimazione e il supporto di IRA Mauritania tra la comunità internazionale”; è fondamentale ricordare alle autorità della Mauritania delle loro obblighi internazionali.
 
Con queste premesse, Non c’è Pace senza Giustizia ha espresso il suo supporto per IRA Mauritania e ai suoi membri,  oggetto di numerose violazioni –libertà di espressione e di assemblea, tortura e schiavitù. Inoltre, NPSG ha rimarcato l’urgenza di perseguire coloro che sono responsabili delle torture, aprire le porte al Relatore Speciale per la libertà di associazione e rinforzare le leggi anti-schiavitù. Infine, è vitale garantire un ambiente sicuro per la società civile, la Mauritania dovrebbe accogliere le iniziative della società civile per colloborare ed adempiere alle proprie responsabilità; non arrestare e torturare colore che cercano di far luce sul fenomeno della schiavitù.
La Mauritania deve impegnarsi e mostrare, in vista del prossimo Riesame Periodico Universale nel 2020, i suoi progressi e future intenzioni.
 
Khatri Rahel Mbarek, Jemal Samba Beylil e Abdallahi Abour Diop, arrestati il 29 giugno in seguito ad una dimostrazione tenutasi a Nouakchoutt,  hanno poi condiviso le loro testimonianze sugli atti di violenza che hanno subito surante la prigionia. Questi attivisti sono stati esposti a varie forme di tortura e maltratamenti attaverso “pugni”, “mani e piedi legati dolorasamente per ore, appesi a delle corde, manette troppe strette.” Il trattamento inumano a cui sono stati sottoposti ha avuto ripercussioni sulla loro integrità fisica, Abdallahi Abou Diop  ha perso l’udito all’orecchio destro e Khatri Rahel Mbare ha perso alcuni denti. Biram, prima di chiudere il dibattito, ha nuovamente ribadito la necessità che questi atti non rimangano impuniti.
 
Purtroppo, la tortura degli attivisti è solo una parte di un problema molto più grande dell’odierna situazione in Mauritania. Inoltre, è necessario incoraggiare la creazione di un ambiente di fiducia e cooperazione affichè sia possibile intraprendere soluzioni future.
 
 
Per maggiori informazioni, contattare Nicola Giovannini (email: ngiovannini@npwj.org oppure Tel: +32 2 548 39 15.