Jospeh Borrell in visita in Arabia Saudita nell’anniversario dell’omicidio
Il 2 ottobre di tre anni fa, un commando di agenti delle forze speciali e di sicurezza saudite uccise il giornalista Jamal Khashoggi nel consolato saudita di Istanbul. Ucciderlo non era però sufficiente: Khashoggi doveva sparire. Il suo corpo fu smembrato e portato fuori dal consolato e i suoi resti non sono ancora stati ritrovati.
La “colpa” che Khashoggi ha pagato con la vita è stata quella di aver criticato le politiche sempre più repressive del governo di Riyad.
l 26 febbraio di quest’anno è stato reso pubblico il rapporto dell’intelligence statunitense sul “Ruolo del governo dell’Arabia Saudita nell’assassinio di Jamal Kashoggi”. Il rapporto afferma, senza alcun margine di ambiguità, che è stato il principe ereditario Mohammed Bin Salman (MBS), l’uomo forte del paese, ad approvare l’operazione che ha comportato la cattura e l’uccisione di Khashoggi.
Per Non C’è Pace Senza Giustizia, che ha seguito la vicenda fin dall’inizio a fianco della fidanzata di Jamal, Hatice Cengiz, si tratta di una conferma di ciò che sembrava chiaro fin dall’inizio, ovvero di essere in presenza di un crimine di stato.
Il rapporto degli Stati Uniti è un’ulteriore conferma delle significative prove sul caso che era già stato ben documentato dalla relatrice speciale delle Nazioni Unite sulle uccisioni extragiudiziali Agnès Callamard. Dal 2 ottobre 2018, l’Arabia Saudita ha ripetutamente tentato di insabbiare la verità e ha negato e ostacolato la giustizia, anche attraverso un finto processo ai presunti autori del crimine.
Come sottolinea Hatice Cengiz, “dare ulteriore spazio morale all’attuale amministrazione saudita, la cui responsabilità nell’omicidio di Jamal è innegabile, non è più un’opzione.” Lottare contro l’impunità per l’omicidio di Jamal significa anche non legittimare il modello di repressione diffusa contro le voci indipendenti di difensori dei diritti umani, attivisti, donne dissidenti, avvocati, giornalisti, scrittori e blogger, che si è intensificato da quando MBS è al potere.
È necessario un ripensamento più profondo delle relazioni europee e internazionali con una leadership il cui comportamento assomiglia a quello di uno Stato canaglia. Purtroppo, e un po’ incredibilmente, l’Alto rappresentante per la politica estera Josep Borrell ha scelto il 2 ottobre come data per una visita ufficiale in Arabia Saudita. Questo non è un modo per segnalare nulla se non l’accettazione dell’impunità per i responsabili dell’assassinio di Jamal Khashoggi e delle violazioni e repressioni in corso in Arabia Saudita.
In questo triste giorno, ci uniamo agli attivisti ingiustamente imprigionati, alle donne dissidenti e ai giornalisti lontani dalla loro terra natale nel ricordare Jamal Khashoggi.
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