Nel 2001, durante il mandato di Kofi Annan come Segretario Generale, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (Assemblea Generale dell’ONU) ha dichiarato ogni 6 novembre la Giornata internazionale per la prevenzione dello sfruttamento dell’ambiente in guerra e nei conflitti armati.
La guerra e i conflitti armati hanno molte vittime, le conseguenze più commentate della loro devastazione includono i morti e i feriti, le città e le proprietà distrutte. Nel frattempo, in questi casi si pensa raramente all’ambiente e agli animali non umani. Tuttavia, accade spesso che tra le altre cose, sia come mezzo diretto per ottenere un vantaggio militare, sia come effetti collaterali non pianificati, i pozzi d’acqua vengono inquinati, le colture alimentari vengono incenerite o le foreste vengono abbattute.
I conflitti armati che si protraggono da decenni (come in Afghanistan o in Iraq) sono stati fonte di una significativa deforestazione. Inoltre, i Paesi che ospitano luoghi con una biodiversità molto importante (come la Colombia o il Sud Sudan), hanno offerto rifugio alle forze armate proprio in questi luoghi, spesso difficili da raggiungere e governare da parte dello Stato. Questo ha aperto le porte ad attività illegali e dannose come l’estrazione e il disboscamento non regolamentato e il bracconaggio di massa, tutte dannose per la biodiversità e la conservazione.
Secondo il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP), negli ultimi 60 anni, circa il 40% di tutti i conflitti armati interni sono stati collegati all’abuso delle risorse naturali, dal petrolio e i diamanti all’acqua e la terra. Attraverso le risoluzioni adottate in occasione della Seconda e della Terza Assemblea dell’Ambiente delle Nazioni Unite nel 2016 e nel 2017, l’ONU e la comunità internazionale hanno anche riconosciuto la necessità di migliorare la difesa dell’ambiente durante i conflitti armati.
Il 6 novembre è un giorno in cui riflettere sulle conseguenze della guerra e dei conflitti armati sull’ambiente e un invito a discutere e a riflettere su come limitare tali disastri. Non c’è Pace Senza Giustizia si unisce a questo appello ed esorta gli Stati a fornire una protezione e un aiuto adeguati durante i conflitti non solo alle persone e alle loro proprietà, ma anche all’ambiente e alla fauna selvatica. Questo è particolarmente cruciale in un momento in cui il nostro pianeta sta già affrontando le gravi conseguenze del cambiamento climatico.
Per maggiori informazioni, contattare Nicola Giovannini, Press & Public Affairs Coordinator, on ngiovannini@npwj.org org.