Oggi, Luis Moreno-Ocampo, Procuratore della Corte Penali Internazionale (CPI), ha richiesto alla Camera Preliminare I di emanare un mandato d’arresto per l’attuale Ministro della Difesa Sudanese, Abdelrahim Mohamed Hussein. Il mandato è basato sulle prove che confermano il ruolo centrale avuto da Hussein rispetto ai crimini contro l’umanità e ai crimini di guerra commessi in Darfur da agosto 2003 a marzo 2004, crimini che includono anche il reclutamento, il finanziamento e l’addestramento delle truppe Janjaweed (milizia). Inoltre, Hussein è presunto responsabile anche per gli stessi crimini per cui la CPI ha autorizzato il mandato d’arresto di Ahmed Harun e Ali Kushayb, il 27 aprile 2007. Se il mandato fosse emanato, Hussein sarebbe il quarto individuo soggetto al mandato d’arresto della CPI per i crimini commessi in Darfur. Per ora, nessuno dei sopramenzionati individui (incluso il Presidente Sudanese Omar al-Bashir) è stato posto sotto la custodia della CPI.
Dichiarazione di Alison Smith, consigliere legale di Non c’è Pace Senza Giustizia:
“Non c’è Pace Senza Giustizia (NPSG) e il Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartitico (PRNTT) sostengono la richiesta del Procuratore a richiedere pubblicamente il mandato d’arresto per Hussein. Questo rappresenta un ulteriore passo per garantire la giustizia alle vittime in Darfur e per combattere l’impunità che altrimenti prevarrebbe. La richiesta dalla Corte per quanto riguarda il suo mandato d’arresto rivela l’impegno della CPI a ritenere tutti i perpetratori responsabili di gravi crimini di diritto internazionale.
“Comunque, è con grande rammarico e grande urgenza che NPSG e PRNTT ricordano alla comunità internazionale che altri tre individui, per cui è stato emesso un mandato d’arresto dalla CPI, non sono ancora stati posti sotto custodia della Corte. Infatti, al-Bashir, Haruna e Kushayb – tutti ricercati dalla CPI – rimangono a piede libero, continuando a commettere i loro crimini e a negare alle innumerevoli vittime la giustizia. I mandati d’arresto emanati dalla CPI rappresentano un richiamo ai membri della comunità internazionale riguardo la necessità di agire – un richiamo al quale non è stato prestato abbastanza attenzione. La giustizia dipende dall’arresto di questi individui – e dalla collaborazione degli attori statali verso questo fine. NPSG e PRNTT esortano perciò ogni membro della comunità internazionale a cooperare pienamente con la CPI al fine di assicurare un veloce e completo adempimento a questi mandati d’arresto.
“NPSG e il PRNTT incoraggiano inoltre la Corte a considerare una possibile presenza sul campo nella Repubblica del Sud Sudan il più presto possibile. Se da una parte la CPI progredisce nel richiamare alla giustizia i responsabili di crimini di diritto internazionale, non deve neanche dimenticare le vittime di questi crimini. La recente istituzione di un Sud Sudan indipendente è un risultato notevole, ma le maggiori sfide rimangono. Esiste ora la necessità per la Corte di assumersi i suoi impegni nei confronti delle vittime e delle comunità colpite in un dialogo a doppio senso, al fine di promuovere il sostegno alla CPI e gestirne le aspettative, con particolare attenzione alle donne e ai bambini. La presenza sul campo rimane l’unico strumento fattibile al fine di dirigersi direttamente alle vittime, per capirne le necessità e le aspettative di giustizia.”
Per ulteriori informazioni, si prega di contattare Alison Smith sull’indirizzo di posta elettronica asmith@npwj.org o al numero +32-(0)2-548-3912 oppure Nicola Giovannini all’ indirizzo di posta elettronica ngiovannini@npwj.org o al numero +32-(0)2-548-3915.