Dopo più di un anno di violenta e sanguinosa repressione, e la morte di circa diecimila persone, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha finalmente adottato un a Risoluzione (UNSC 2042/2012) che richiede l’immediato dislocamento in Siria di almeno 30 osservatori al fine di monitorare l’esecuzione di un cessate il fuoco ancora fragile ed incerto. Una volta che la situazione si sarà stabilizzata questo iniziale dislocamento sarà seguito dall’invio di un contingente più ampio, composto da un numero di elementi fino a 250.
La Risoluzione sottolinea l’importanza di porre immediatamente fine a tutte le violenze e violazioni dei diritti umani, e di mettere in atto con urgenza ed in maniera completa il piano in sei punti proposto da Kofi Annan, inviato speciale congiunto delle Nazioni Unite e della Lega Araba.
Dichiarazione di Alison Smith, consigliere legale di Non c’è Pace Senza Giustizia:
“Non c’è Pace Senza Giustizia (NPSG) e il Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT), sono soddisfatti che il Consiglio di Sicurezza dell’ONU abbia finalmente raggiunto un accordo relativamente alla situazione in Siria, ponendo così fine alla fase di stallo, la cui conseguenza non è stato altro che un fallimento nel proteggere i civili in Siria. Tuttavia, consideriamo l’adozione della Risoluzione ONU sulla Siria solamente come un primo timido e tardivo segnale che la comunità internazionale si sta finalmente facendo avanti per proteggere i diritti umani in Siria. Speriamo che la Risoluzione serva ad aprire la strada ad azioni più incisive volte a mettere fine all’impunità e preparare così la persecuzione di coloro che sono responsabili per aver commesso crimini di guerra, crimini contro l’umanità e altre gravi violazioni dei diritti umani a danno della popolazione civile in Siria.
“Nonostante ripetuti appelli al Governo del Presidente Assad da parte di organizzazioni internazionali e regionali per fermare la violenta repressione sui manifestanti, la causa della pace e della sicurezza non è stata ancora realmente servita. Fino ad ora, infatti, la violenta repressione e le diffuse violazioni di diritti umani e libertà fondamentali poste in atto dall’esercito siriano e dalle forze di sicurezza ha condotto alla morte di più di diecimila persone, migliaia di rifugiati, e numerosi casi di arresti arbitrari e torture, secondo fonti ONU e non solo.
“NPSG e il PRNTT fanno appello alle autorità siriane, che finora hanno dimostrato scarsa credibilità nel rispetto dei loro impegni, affinché mettano in pratica immediatamente ed in maniera completa il piano in sei punti elaborato da Kofi Annan, che prevede anche la fine immediata di tutte le violenze e violazioni di diritti umani, la garanzia di accesso agli aiuti umanitari e l’inizio di un processo politico che possa condurre ad un sistema politico democratico e pluralista.
“Oltre al dislocamento in Siria dei trenta osservatori ONU non armati, il Consiglio di Sicurezza dovrebbe altresì inviare, al più presto, una più ampia missione di osservazione con le competenze e le risorse necessarie per un monitoraggio effettivo di tutte i punti del piano, in particolare quelli relativi al passaggio di poteri ed all’insediamento di istituzioni democratiche e plurali.
“Per poter assicurare un inclusivo processo di transizione verso la democrazia, devono anche essere sviluppati solidi ed efficaci meccanismi di attribuzione delle responsabilità e di monitoraggio per le violazioni dei diritti fondamentali individuali, insieme alla persecuzione dei crimini di guerra e dei crimini contro l’umanità. A tal fine, agli osservatori della missione ONU deve essere garantito accesso libero ed indipendente a tutte le zone del Paese, per assicurare indagini imparziali su tutte le presunte violazioni commesse.
“Giustizia e attribuzione delle responsabilità individuali costituiscono la sola via possibile per stabilire pace e sicurezza durature in Siria e nella regione. La comunità internazionale deve porre fine alla prevalente cultura di impunità in Siria, ed ascoltare gli appelli della popolazione siriana per il rispetto dei loro diritti umani e libertà fondamentali, ma anche per l’instaurazione di un processo politico che, per la prima volta, possa permettere la salvaguardia di principi democratici, istituzioni liberali ed un governo pluralista all’interno dei confini dell’attuale Siria.”
Per ulteriori informazioni, contattare Alison Smith all’inidirizzo asmith@npwj.org o al numero +32-(0)2-548-3912 o Nicola Giovannini all’indirizzo ngiovannini@npwj.org o al numero +32-(0)2-548-3915.