L’11 luglio 2003, gli Stati Membri dell’Unione Africana (UA) hanno adottato il Protocollo alla Carta Africana sui diritti dell’uomo e dei popoli sui diritti delle donne in Africa, comunemente noto come Protocollo di Maputo. Il Protocollo è poi entrato in vigore nel novembre 2005 dopo essere stato ratificato da 15 dei 53 membri dell’UA. Degli attuali 54 membri (con l’aggiunta del Sud Sudan nel 2011), 46 ad oggi hanno già firmato il Protocollo e 28 lo hanno ratificato, mentre solo otto paesi dell’Unione non hanno ancora firmato.
Non c’è Pace Senza Giustizia (NPSG) ha promosso attivamente il Protocollo di Maputo, sia negli anni precedenti alla sua adozione, sia nei dieci anni successivi, promuovendone la sua entrata in vigore, la ratificazione e l’implementazione a livello nazionale, e soprattutto focalizzando sul suo ruolo cruciale come un quadro giuridico fondamentale per lo sviluppo di un ambiente sociale, legale e politico favorevole all’abbandono delle mutilazioni genitali femminili nell’intero continente.
Dichiarazione di Alvilda Jablonko, Coordinatore del Programma sulle MGF di Non c’è Pace Senza Giustizia.
“Oggi celebriamo il decimo anniversario dell’adozione di un innovativo strumento giuridico regionale che presenta delle misure specifiche per l’eliminazione della discriminazione contro le donne e affronta una vasta gamma di diritti, compreso il diritto alla dignità, alla vita, all’integrità e alla sicurezza della persona, il diritto all’istruzione e alla formazione, al benessere economico e sociale, alla salute e i diritti riproduttivi, la protezione durante i conflitti armati e l’eliminazione delle pericolose pratiche tradizionali.
“Grazie agli sforzi degli attivisti che lavorano per l’eliminazione delle mutilazioni genitali femminili (MGF), instancabili durante il processo politico che ha portato alla sua adozione, l’articolo 5 del Protocollo di Maputo, condanna esplicitamente le MGF considerandole come una violazione dei diritti delle donne e invita pertanto gli Stati Membri dell’UA ad adottare misure legislative specifiche sostenute da sanzioni per vietare le mutilazioni genitali femminili, al fine di sradicarle». “Nondimeno, questo documento, ed in particolare l’Articolo 4, hanno spianato la strada per l’adozione da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite di una risoluzione per la messa al bando universale delle mutilazioni genitali femminili (A/RES/67/146), risoluzione adottata il 20 dicembre 2012.
“Sebbene gli sforzi di sensibilizzazione della comunità siano in corso da decenni, numerosi Stati Membri dell’UA non hanno ancora una legislazione efficace per proteggere donne e bambine da numerose forme di discriminazione e dalle pratiche tradizionali nocive. Dove le leggi sono state emanate, non sempre è seguita infatti la volontà politica di attuarle rapidamente. Non c’è Pace Senza Giustizia (NPSG) ed il Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT) rinnovano l’appello a tutti gli Stati africani affinché il Protocollo di Maputo realizzi il suo pieno potenziale come strumento concreto per l’empowerment delle donne in Africa.
“Cogliamo inoltre l’occasione per congratularci con l’ex Vice Presidente sudafricano, Phumzile Mlambo-Ngcuka, per la sua nomina a Capo di UN Women, l’Agenzia delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne, e auspichiamo che attraverso la sua leadership possa portare lo spirito esemplare del protocollo di Maputo nel mondo intero”.
Per maggiori informazioni è possibile contattare Alvilda Jablonko, Coordinatrice del Programma MGF, all’indirizzo ajablonko@npwj.org oppure Nicola Giovannini, email: ngiovannini@npwj.org, telefono: +32 2 548 39 15.