Dichiarazione congiunta: Le elezioni in Bahrein non possono essere usate per coprire le violazioni dei diritti umani

21 Nov, 2014 | Comunicati Stampa

21 novembre 2014

In una dichiarazione congiunta, promossa da Non c’è Pace Senza Giustizia ed il Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito, in vista delle elezioni legislative in Bahrein, la società civile internazionale e bahreinita chiede alla comunità internazionale di condannare pubblicamente la continua repressione di difensori dei diritti umani e di fare pressione a favore di un dialogo reale ed inclusivo con le opposizioni al fine di promuovere riforme democratiche.

 

Il 22 novembre 2014 i cittadini del Bahrein saranno chiamati a votare alle elezioni legislative e comunali. Le elezioni saranno le prime ad avere luogo da quando, a febbraio e marzo 2011, il popolo del Bahrein ha affollato le strade e le piazze del Regno, chiedendo maggiore apertura nel processo politico e riforme genuine per ampliare lo spazio delle libertà e dei diritti riservati ai cittadini del Bahrein. Da allora, il governo del Bahrein ha represso violentemente ogni tentativo di denunciare la situazione relativa ai diritti umani nel paese ed ha impedito ogni tentativo di stabilire un dialogo politico significativo ed inclusivo con le opposizioni. Protestanti pacifici, difensori dei diritti umani e sostenitori della democrazia continuano a fronteggiare detenzioni extra-giudiziarie, arresti, maltrattamenti e tortura nei centri di detenzione.

A giugno 2011 il Re del Bahrein ha annunciato l’istituzione della Commissione di Inchiesta Indipendente del Bahrein (BICI), guidata dal Professor Cherif Bassiouni e con il compito di investigare gli eventi di febbraio e marzo 2011. Questo avrebbe potuto essere il primo degli sforzi di giustizia  transitoria della Primavera Araba, anche se limitato nello scopo, e rappresentare uno strumento per erodere la radicata cultura di impunità del Bahrein, creando la percezione che le persone che violano i diritti umani sono ritenute responsabili per le loro azioni. Molte persone riponevano grandi speranze in quella che ha preso il nome di “Commissione Bassiouni”; invece, è stato l’inizio di una storia con luci ed ombre. Finora, la promettente posizione del governo non si è trasformata in azione concreta. Mentre il governo del Bahrein ha affrontato alcune delle questioni sollevate dal rapporto della BICI, le raccomandazioni chiave e quelle più delicate non sono state messe in pratica e sono state attuate soltanto riforme parziali e cosmetiche. Questa situazione ha continuato ad alimentare l’odio settario ed una cultura dell’impunità e dell’insabbiamento che ha solo rinforzato le forze reazionarie su tutti i fronti.

Le elezioni del 2014 saranno sicuramente usate come copertura per l’attuale crisi dei diritti umani. Queste elezioni non possono essere considerate né inclusive, con le opposizioni che si sentono impossibilitate a partecipare, né un segnale di riforma politica, in un paese che continua ad essere tormentato da evidenti abusi dei dirititi umani.

La principale coalizione di parte dell’opposizione ha preso la decisione di non partecipare a queste elezioni, in seguito alla mancata implementazione di una riforma seria, sin dalla loro decisione di lasciare il Parlamento all’inizio della crisi a febbraio 2011. Il parlamento del Bahrein rimane un mero luogo di discussione, con scarso potere concreto di legiferare, così come di richiamare il governo alle proprie responsabilità. Nel frattempo, gli abusi dei diritti umani continuano ad un ritmo costante, tra cui in particolare il recente arresto dei difensori dei diritti umani Nabeel Rajab, Zainab Al-Khawaja e Ghada Jamsheer. Queste personalità si uniscono alle dozzine di altri prigionieri di coscienza, tra i quali Abdulhadi Al-Khawaja, Ibrahim Sharif, Dott. Abduljalil Al-Singace, Hasan Mashaima e Abdulwahab Hussain, ai quali è negata la possibilità di esprimere la propria opinione o di partecipare ad alcuna iniziativa elettorale.

Se il governo del Bahrein fosse davvero convinto che queste elezioni servano come punto di svolta per il paese, si sarebbe impegnato in un dialogo significativo innazitutto con l’opposizione, al fine di raggiungere il consenso nazionale su un programma di riforme. Senza di questo, le elezioni servono soltanto come una continuazione dello status quo e faranno poco per far avanzare il Bahrein.

La risposta della comunità internazionale al continuo e violento attacco alle libertà civili e politiche del Bahrein è stata finora debole e sorda alle difficoltà dei cittadini del Bahrein. Poche settimane fa, gli Ambasciatori di stati membri dell’UE in Bahrein hanno rilasciato un comunicato congiunto che ha omesso totalmente ogni condanna delle violazioni dei diritti umani in atto in Bahrein e che ha sollecitato invece l’opposizione a riconsiderare il boicottaggio delle prossime elezioni. Tali dichiarazioni da parte degli alleati del Bahrein servono solamente a rinforzare la tirannia e incoraggiare le voci anti-democratiche.

La comunità internazionale ha la responsabilità di assicurare che le autorità del Bahrein non perseverino nella loro strategia di “cortina fumogena” per non rispettare i loro obblighi internazionali. Crediamo che la non partecipazione alle finte elezioni sia un diritto politico fondamentale delle opposizioni del Bahrein e un metodo non violento di espressione politica della loro insoddisfazione per lo stallo politico e la mancanza di riforme politiche.

La comunità internazionale dovrebbe cogliere l’opportunità di questo tornata eleziottorale in Bahrein per usare finalmente la propria influenza per porre fine alle violazioni dei diritti umani, cominciando con il rilascio immediato ed incondizionato dei difensori dei diritti umani e tutti coloro aribitrariamente detenuti per aver esercitato il proprio diritto di espressione e di associazione pacifica. La comunit’ internazionale dovrebbe rifiutarsi di essere soddisfatta da un processo elettorale ristretto e fare invece pressione per un dialogo reale ed inclusivo con l’opposizione per raggiungere il consenso nazionale su un serio programma di riforme.

Le prossime elezioni in Bahrein non possono e non devono essere usate per coprire le violazioni dei diritti umani.

Firmatari:

  • Americans for Democracy and Human Rights in Bahrain (ADHRB)
  • Aman Network for Rehabilitation and Defending Human Rights – Libano
  • Arabic Network for Human Rights Information (ANHRI)
  • Article 19
  • Avocats sans Frontières Network (ASF Network)
  • Bahrain Center for Human Rights (BCHR)
  • Bahrain Campaign
  • Bahrain Human Rights Observatory (BHRO)
  • Bahrain Institute for Rights and Democracy (BIRD)
  • Bahrain Interfaith
  • Bahrain Justice and Development Movement (BJDM)
  • Bahrain Salam for Human Rights
  • Bahrain Youth Society for Human Rights (BYSHR)
  • Cairo Institute for Human Rights Studies (CIHRS)
  • Canadian Journalists for Free Expression (CJFE)
  • CIVICUS: World Alliance for Citizen Participation
  • European-Bahraini Organisation for Human Rights (EBOHR)
  • Gulf Centre for Human Rights (GCHR)
  • Institute for International Law and Human Rights (IILHR) – USA
  • Khiam Rehabilitation Center for Victims of Torture – Lebanon
  • Lawyer’s Rights Watch Canada – LRWC
  • Non c’è Pace Senza Giustizia (NPSG) – Italia
  • Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito (PRNTT) – Italia
  • Project on Middle East Democracy (POMED)
  • Parliamentarians for Global Action (PGA)
  • Right to Law – Droit au Droit (Belgio)
  • Tara O’Grady, SENTINEL

– Scarica la dichiarazione (in pdf)

Il progetto di NPSG in Bahrein
Non c’è Pace Senza Giustizia (NPSG) supporta le organizzazioni e gli attivisti per i diritti umani bahreiniti nel loro sforzo di promuovere una riforma politica non violenta e democratica in Bahrein. Si concentra nell’assistenza dei difensori e dei promotori di diritti umani al fine di assicurare un’attribuzione di responsabilità effettiva ed autentica, per le violazioni dei diritti umani passate e presenti, anche tramite presenza, monitoraggio e documentazione.

Per maggiori informazioni, si prega di contattare: Gianluca Eramo, Coordinatore del Programma MENA, all’indirizzo email geramo@npwj.org o al numero +32 2 548 39 25, oppure Nicola Giovannini all’indirizzo ngiovannini@npwj.org o al numero +32 2 548 39 15.