Decisione su Sešelj intollerabile e inaccettabile: NPSG e PRNTT richiedono il ricorso in appello per superare le evidenti carenze

1 Apr, 2016 | Comunicati Stampa

Bruxelles – Roma, 1 aprile 2016

Giovedì 31 Marzo 2016, il Tribunale Penale Internazionale per la ex-Jugoslavia (TPIY), ha assolto Vojislav Šešelj, Presidente del Partito radicale Serbo ed ex membro dell’Assemblea della Repubblica di Serbia, da tutti i capi di imputazione per crimini di guerra e crimini contro umanità. Sešelj era stato accusato di tre capi di imputazione per crimini contro l’umanità (persecuzione, deportazione e atto disumano di trasferimento forzato) e sei capi di imputazione per crimini di guerra (omicidio, tortura e trattamenti crudeli, distruzione gratuita, la distruzione o il danneggiamento intenzionale di istituzioni dedicate alla professione religiosa o all’ istruzione, saccheggio di proprietà pubbliche o private). È stato accusato di aver partecipato direttamente, oltre ad aver incitato, aiutato e spalleggiato crimini commessi dalle forze serbe dal mese di agosto 1991 al settembre del 1993, e di aver fatto parte della loro commissione con la sua partecipazione in un’impresa criminale congiunta.

Dichiarazione di Niccolò Figa-Talamanca, Segretario Generale di Non c’è Pace Senza Giustizia:
“Sarebbe un eufemismo dire che Non C’è Pace Senza Giustizia (NPSG) e il Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT) sono scioccati da questa ultima decisione del Tribunale Penale Internazionale per la ex-Jugoslavia. Questa, per non parlare del buon senso, vola a fronte del diritto internazionale stabilito e delle precedenti decisioni prese dai tribunali internazionali, tra cui il TPIJ.

“La decisione richiederà un’attenta lettura – ma la nota di sintesi da sola descrive numerose conclusioni difficili da credere. La più eclatante di queste è che l’accusa non è riuscita a stabilire che vi era un esteso o sistematico attacco contro la popolazione civile in vaste aree della Croazia e della Bosnia-Erzegovina nel periodo in questione. Semplicemente non possiamo capire come questo sia possibile, dato ciò che sappiamo circa i fatti accaduti e la storia dei casi dello stesso TPIJ. Questo tipo di revisione storica è semplicemente inaccettabile: la Camera preliminare ha affermato che il loro ruolo non è quello di stabilire l’intera verità sugli eventi che si sono verificati; questo può essere vero, ma il loro ruolo è altrettanto quello di non negare la verità.

“Il vero pericolo di questa decisione, come sottolineato dal giudice Lattanzi nella sua opinione dissenziente, è che mette da parte non solo tutte le leggi applicabili in un conflitto armato le quali esistevano prima che il Tribunale Penale Internazionale per la ex-Jugoslavia fosse istituito, ma anche le interpretazioni di quelle leggi dallo stesso Tribunale. È come se il TPIJ stia suggerendo che, in particolar modo i leader civili, possono dire quello che vogliono senza preoccuparsi delle conseguenze o delle responsabilità per le loro azioni. Come possono frasi tipo “Molto presto, non ci sarà un solo Ustasha in questa zona” oppure, “ Noi espelleremo i Croati … semplicemente li schiacceremo dentro autocarri e treni e li rispediremo a Zagabria”, non essere considerate un chiaro segnale, una chiamata alla pulizia etnica? E, accettando che sono state pronunciate, come è possibile che frasi come queste, proferite ai volontari reclutati dallo stesso Šešelj, il quale ha portato avanti il suo piano, non siano legate a ciò che è accaduto realmente? Non devi essere colui che tiene in pugno la pistola o che fisicamente espelle le persone dal posto dove vivono per essere penalmente responsabile per questi tipi di azioni. Eppure questo è ciò che l’TPIJ sta suggerendo – ed è semplicemente sbagliato giuridicamente e di fatto.

L’unica speranza che abbiamo adesso spetta alla Corte di Appello del Tribunale, che a sua volta ha una storia a scacchi, quando si tratta di applicare i principi del diritto umanitario e penale internazionale. Ma queste questioni e senza dubbio molte altre, non possono essere confermate dalla decisione di primo grado della Camera. Uno degli scopi del TPIJ è quello di scoraggiare i crimini di diritto internazionale. Permettere alla decisione di primo grado di essere la voce autorevole su queste questioni avrebbe l’effetto opposto: lascerebbe carta bianca a tutti i leader politici in tutto il mondo ad istigare crimini come questi, poi sedersi e lasciare che gli altri li compiano, con la certezza che non saranno ritenuti responsabili. Questo non è un risultato accettabile e tollerabile – semplicemente non possiamo permettere che accada”.

Per maggiori informazioni, contattare Alison Smith, asmith@npwj.org  (+32-2-548 39 12) oppure Nicola Giovannini, ngiovannini@npwj.org  (+32-2-548-3915).