Sostieni Non c’è Pace Senza Giustizia e le sue campagne per la difesa dei diritti umani nel mondo

6 Nov, 2017 | Comunicati Stampa

Emma Bonino

 

Ci sono lettere che si vorrebbe non dover mai trovarsi nella condizione di scrivere: alcune perché annunciano decisioni dolorose, scelte difficili o percorsi obbligati e in salita, altre perché certificano insuccessi, perdite o situazioni drammatiche, in corso o imminenti.

E’ dunque con profonda amarezza che mi vedo costretta, attraverso queste poche righe, a parlare di una crisi prossima al punto di non ritorno di un soggetto politico, Non c’è Pace Senza Giustizia, che rischia di vedere pregiudicare in modo irreparabile venticinque anni di storia. Un soggetto politico che ha segnato conquiste senza precedenti sulla strada dell’affermazione del diritto contro chi ha sempre contato sull’impunita per compiere crimini efferati contro l’umanità.

« C’è qualcosa per cui vale la definizione ‘a tutti i costi’: il diritto. Diritto a tutti i costi, vuol dire che non può esistere una pace senza giustizia ». Queste parole annunciavano a metà degli anni ‘90 l’intuizione radicale della creazione di un sistema di giustizia penale internazionale come antidoto alle più efferate violazioni dei diritti umani.

Con esse si sancì la nascita di Non c’è Pace Senza Giustizia, che si assumeva il compiuto di documentare le atrocità che il regime di Milosevic stava perpetrando ai danni delle popolazioni balcaniche e di operare a tutti i livelli perché fosse istituito con urgenza un Tribunale ad hoc competente a giudicare quei crimini. Questo Tribunale avrebbe giocato – come era nel disegno dei Radicali – il ruolo di apripista rispetto alla creazione di una giurisdizione permanente che quattro anni piu tardi si realizzò con l’istituzione della Corte Penale Internazionale.
Il valore aggiunto che ha connotato tutta l’attività di Non c’è Pace Senza Giustizia sino ad oggi si trova pertanto nella visione che questa organizzazione ha saputo maturare e cui ha dato corpo nel tempo.

Se è vero come è vero che « la durata è la forma delle cose », dall’impegno contro l’impunità alla campagna che ha portato alla messa al bando universale delle mutilazioni genitali femminili, alle iniziative a sostegno delle donne arabe, autentico motore di sviluppo economico e democratico dei paesi del Mediterraneo e del Medio Oriente, Non c’è Pace Senza Giustizia ha saputo incarnare in pieno questo insegnamento di Marco Pannella.

Questo patrimonio a cui ho dato molto, che non è solo mio o dei Radicali ma del Paese tutto, oggi si trova in pericolo a causa di un incidente di percorso non prevedibile.

Una delle organizzazioni africane, partner della campagna contro le mutilazioni genitali femminili e con cui abbiamo condiviso un decennio di lavoro comune, è infatti venuta improvvisamente a trovarsi in difficoltà economiche tali da far venir meno l’impegno a versare la propria parte di co-finanziamento, che ammonta ad alcune centinaia di migliaia di euro. Questa somma serve infatti a completare le attività della campagna, che ha ricevuto anche un finanziamento della cooperazione italiana attraverso un progetto cominciato tre anni fa.

Non realizzare tutte le attività del progetto comporta la restituzione al donatore dell’importo non speso.

Come in ogni aspetto della vita, il tempo è determinante. Aver appreso questa situazione soltanto oggi, alla vigilia della fine del progetto, ha neutralizzato qualsiasi possibilità per Non c’è Pace Senza Giustizia di riprogrammare i propri impegni di spesa e attività in modo da fare fronte alla crisi, ponendola in uno stato di esposizione debitoria impossibile da riassorbire senza nuove e ingenti entrate.

Non sono spinta da una sorta di mozione degli affetti. Quello che mi preme è la volontà di non lasciar morire un progetto, perché sostenere Non c’è Pace Senza Giustizia significa aiutare la promozione di un modello di società basata sulla libertà che è responsabilità, del singolo come dello e degli Stati.

Ti chiedo di darmi una mano a far vivere queste istanze e, se vuoi, puoi farlo in diversi modi. Versando un contributo con bonifico bancario o carta di credito, destinando a Non c’è Pace Senza Giustizia il 5×1000, o anche solo aiutandoci a trovare nuovi donatori che credano nello Stato di diritto e vogliano aiutare chi si batte per la sua salvaguardia. Tutti i contributi versati danno diritto ad una deduzione in sede di dichiarazione dei redditi.

Ti sono grata sin da ora per avere letto queste mie parole e per quanto deciderai o potrai fare.
Per qualsiasi ulteriore informazione è possibile visitare il sito www.npwj.org o contattare la Tesoriera di Non c’è Pace Senza Giustizia, Antonella Casu, raggiungibile in qualsiasi momento per e-mail all’indirizzo acasu@npwj.org.

Emma Bonino

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