26 Ottobre 2018
Riconoscendo il diritto fondamentale di esprimere le proprie opinioni, liberi dalla repressione, oltre 160 organizzazioni della società civile invitano la comunità internazionale, comprese le Nazioni Unite, le istituzioni multilaterali e regionali, nonché i governi democratici impegnati nella libertà di espressione, a prendere provvedimenti immediati per accertare la responsabilità dell’Arabia Saudita per le gravi violazioni dei diritti umani commesse e per evitare che l’impunità prevalga. Ciò include la convocazione di una sessione speciale del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite (HRC) sulla recente ondata di arresti e attacchi contro giornalisti, difensori dei diritti umani e altre voci dissidenti in Arabia Saudita.
L’omicidio del giornalista saudita Jamal Ahmad Khashoggi nel consolato saudita a Istanbul il 2 ottobre è solo una delle tante violazioni gravi e sistematiche commesse dalle autorità saudite all’interno e all’esterno del paese. Con l’avvicinarsi della Giornata Internazionale per mettere fine all’impunità per i crimini contro i giornalisti, il 2 novembre, facciamo fortemente eco alla richiesta che si svolga un’indagine indipendente sull’omicidio di Khashoggi, al fine di accertare la responsabilità dei mandanti.
Questo caso si aggiunge ai diffusi arresti dei difensori dei diritti umani, inclusi giornalisti, studiosi e attivisti per i diritti delle donne, alla potenziale imposizione della pena di morte sui manifestanti ed ai risultati del rapporto del gruppo di eminenti esperti delle Nazioni Unite, nel quale si conclude che la coalizione, guidata dall’Arabia Saudita, ha commesso atti che possono equivalere a crimini internazionali nello Yemen. Tutti questi elementi sono prova delle violazioni gravi e sistematiche dei diritti umani commesse dall’Arabia Saudita. Pertanto, le 160 organizzazioni sollecitano ulteriormente l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a sospendere il mandato dell’Arabia Saudita all’interno dell’HRC delle Nazioni Unite, in conformità con il paragrafo operativo 8 della Risoluzione 60/251 dell’Assemblea Generale.
L’Arabia Saudita non ha mai goduto di un’ottima reputazione in tema di tolleranza e rispetto dei diritti umani, ma si nutriva la speranza che nel portare avanti il proprio piano economico (Visione 2030) e nel consentire alle donne di guidare, il principe ereditario Mohammed Bin Salman avrebbe eventualmente allentamento le restrizioni sui diritti delle donne e sulla libertà di espressione e di riunione. Al contrario, prima della revoca del divieto di guida a giugno, i difensori dei diritti umani delle donne avevano ricevuto telefonate con l’avvertimento di rimanere in silenzio. Le autorità saudite hanno arrestato dozzine di difensori dei diritti delle donne (sia donne che uomini) che avevano condotto la campagna contro il divieto di guida. La repressione delle autorità saudite contro ogni forma di dissenso continua fino ad oggi.
La dichiarazione congiunta, contenente raccomandazioni alla comunità internazionale e alle autorità saudite, è disponibile in inglese, arabo, francese e spagnolo. Leggi la dichiarazione completa in inglese qui.