Nell’ultimo appello, l’audizione della Corte ha rovesciato una sentenza di assoluzione emanata in precedenza con l’accusa di “cercare di rovesciare con la forza la monarchia e cambiare il sistema politico”.
Il 16 Luglio 2015, Sheikh Ali Salaman era stato inizialmente condannato a quattro anni di prigione con l’accusa di “incitare disobbedienza ed odio contro il regime” e “insultare le istituzioni pubbliche”. Il processo di Sheikh Ali Salman, che si è aperto il 28 Gennaio 2015, è stato segnato da numerose violazioni del suo diritto ad un giusto processo inclusi i diritti e mezzi per la sua difesa.
Dichiarazione di Niccolò-Figà Talamanca, Segretario Generale di Non c’è Pace Senza Giustizia:
“Non C’è Pace Senza Giustizia condanna fermamente la decisione da parte di una Corte d’Appello del Bahrein di confermare la condanna a nove anni di carcere contro il leader del principale partito di opposizione, Sheikh Ali Salman. Noi esprimiamo la nostra immutata solidarietà ed il nostro supporto a Salman, che ha costantemente sollecitato una protesta pacifica, condannando ogni forma di violenza – anche durante il suo discorso che è stato poi la base per il suo processo – e sostenuto la formazione di un equo e giusto sistema politico democratico in Bahrein attraverso l’istituzione di una genuina monarchia costituzionale.
“La scioccante sentenza di oggi, fondata su accuse puramente politiche, dimostra in maniera chiaria la determinazione delle autorità del Bahreinite di criminalizzare la libertà di parola e di sopprimere ogni dissenso pacifico e di impedire qualunque possibilità di dialogo per l’avanzamento di riforme democratiche, stato di diritto e rispetto dei diritti umani nel paese. Negli ultimi 6 mesi si è vista un’escalation nella repressione contro l’opposizione politica e gli attivisti della società civile. Questo ha portato alla dissoluzione di Al Wefaq, la revoca della cittadinanza a Sheikh Issa Qassim e l’arresto di Nabeel Rajab, il cui prossimo e probabilmente ultimo processo è previsto per il 28 dicembre.”
“Questa è anche una mossa estremamente pericolosa che può solo indirizzare il Paese verso la pericolosa strada dei disordini politici e la disunione. Di fronte a ciò che sta rapidamente diventando la realizzazione del peggior scenario possibile per il Bahrain, la risposta della comunità internazionale non può continuare ad essere debole e sorda rispetto alla situazione dei cittadini del Bahrain. Finora, le autorità del Bahrein hanno usato questo approccio come una luce verde per perseverare le loro pratiche repressive e di rappresaglia contro i leader dell’opposizione pacifici e difensori dei diritti umani.
“Esortiamo la comunità internazionale e in particolare l’Unione europea (UE), a prendere provvedimenti immediati ed inequivocabilmente condannare questo ultimo colpo alla libertà di espressione in Bahrain. Fallire nel fare questo è, in realtà, schierarsi con la tirannia e la repressione. Una transizione veramente democratica in Bahrain sarà raggiunta solo se tutti coloro che sono impegnati nel dialogo pacifico e non violento saranno in grado di contribuire pienamente al processo politico, senza timore di rappresaglie. La comunità internazionale deve sostenere questo processo, piuttosto che chiudere un occhio ad un altro atto chiaramente progettato per contrastare la democrazia e i diritti umani “.
- Per maggiori informazioni, contattare Gianluca Eramo su geramo@npwj.org o +32-2-548-3925 oppure Nicola Giovannini on ngiovannini@npwj.org or +32-2-548-3915.
- Visita la sezione speciale dedicata alla Campagna di NPSG in supporto dei diritti umani, della democrazia e della lotta contro l’impunità in Bahrain.