Bangladesh: Avvocati Internazionali presentano prove al procuratore della CPI sui gravi reati commessi dalle forze governative

4 Feb, 2014 | Comunicati Stampa

Bruxelles, 4 febbraio 2014

Oggi è stata presentata al Procuratore della Corte penale Internazionale (CPI) la richiesta di un’indagine immediata sui crimini commessi in Bangladesh da forze militari governative contro la popolazione civile. La domanda, presentata ai sensi dell’articolo 15 (2) dello Statuto di Roma, si riferisce al periodo prima, durante e dopo le recenti elezioni contestate del 5 gennaio 2014 che hanno segnato un periodo turbolento di sconvolgimenti politici. Delinea informazioni su arresti diffusi e arbitrari di attivisti dell’opposizione, sulle continue esecuzioni extragiudiziali, torture durante il fermo di polizia e sparizioni forzate commesse dalle forze armate e di sicurezza del Bangladesh durante questo turbolento periodo di sconvolgimenti politici.

L’anno scorso, una serie di controverse sentenze emesse dal Tribunale per I crimini internazionali del Bangladesh contro i leader dell’opposizione, hanno scatenato violenze gravi in tutto il paese e hanno sollevato forti preoccupazioni della comunità internazionale circa le ripetute violazioni per il diritto ad un giusto ed equo processo. Secondo molti, queste preoccupazioni macchiano la credibilità degli sforzi per attribuire le responsabilità per le atrocità di massa commesse durante il conflitto nel 1971, durato 9 mesi.

La domanda è stata presentata dagli avvocati delle Camere di Londra di 9 Bedford Row International, a nome della Coalizione internazionale per la libertà e i diritti, l’organizzazione per i diritti umani indipendente con sede in Europa, il cui nucleo d’appartenenza comprende esperti di crimini di guerra internazionali.

Commentando la comunicazione presentata al procuratore della CPI, Alison Smith, Consigliere Legale di Non c’è Pace Senza Giustizia, ha dichiarato: “È ironico che la comunicazione ai sensi dell’articolo 15.2 sia il risultato dell’abuso, da parte governo del Bangladesh, della retorica sulla responsabilità per i crimini nell’ambito della legge internazionale al fine di perseguire limitati obiettivi di parte. Il governo del Bangladesh ha costantemente ignorato le legittime preoccupazioni e le richieste persistenti della comunità internazionale, tra cui decisioni ufficiali da parte degli organi delle Nazioni Unite, e non ha fatto nulla per soddisfare gli interessi delle vittime o le loro comunità e ostacola le possibilità di una giustizia significativa e la riconciliazione nel paese. La comunicazione alla CPI sul Bangladesh dimostra chiaramente che nonostante tutte le critiche che la CPI ha dovuto affrontare nel corso dell’ultimo anno, l’articolo 15.2 rimane una delle più importanti garanzie di indipendenza della Corte. Ogni volta che si sviluppa una situazione in cui sono stati commessi crimini di diritto internazionale sul territorio o da cittadini di uno Stato Parte, la CPI costituisce l’ultimo baluardo di riparazione. Se la situazione in Bangladesh porterà o no la CPI a rinvii a giudizio e ad azioni penali, il governo del Bangladesh ha comunque bisogno di prendere seriamente questa denuncia, sebbene le accuse vadano oltre le azioni da parte del famigerato Battaglione d’azione rapida (Rapid Action Battalion), o i paramilitari del Bangladesh Rifles (ora ribattezzato “Guardie di frontiera del Bangladesh”), ma mette in discussione l’indipendenza e l’imparzialità dell’intero sistema giudiziario, che si dice essere utilizzato per limitati obiettivi di parte.”

Leggi inoltre:
Press Release: 9 Bedford Row International Submits Article 15 Communication to the ICC Prosecutor in Respect of Bangladesh Previous

Comunicati stampa:

Per maggiori informazioni, si prega di contattare Alison Smith, Direttore del Programma sulla Giustizia Penale Internazionale, all’indirizzo email asmith@npwj.org o Nicola Giovannini all’indirizzo email ngiovannini@npwj.org o al numero +32-2-548-3915.