Il Presidente del Sudan Omar al-Bashir, secondo quanto riportato, si recherà domani nella Repubblica del Ciad per partecipare alla conferenza sul Greenbelt nelle comunità dello Stato di Sahel-Saharan. La conferenza, originariamente prevista per il 18 marzo, è stata posticipata ad aprile a seguito delle proteste che la visita di al Bashir aveva suscitato tanto nell’ambiente diplomatico che nell’opinione pubblica. Il Presidente al-Bashir è soggetto ad un mandato di arresto da parte della Corte Penale Internazionale (CPI) per genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi contro la popolazione civile in Darfur. Il Ciad è uno Stato Parte dello Statuto di Roma della CPI e, come tale, ha l’obbligo di arrestare chiunque sia soggetto ad un mandato di arresto emesso dalla Corte. Non c’è Pace Senza Giustizia, insieme ad altri attivisti per i diritti umani, ha fortemente criticato le precedenti visite del 2010 e 2011 di Al Bashir in Ciad, le quali hanno significativamente segnato la credibilità del paese e il suo impegno a favore delle vittime delle atrocità commesse in Darfur ed in tutto il mondo.
Dichiarazione di Niccolò Figà-Talamanca, Segretario Generale di Non c’è Pace Senza Giustizia:
“Non c’è Pace Senza Giustizia (NPSG) ed il Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT) chiedono al governo del Ciad di ottemperare ai suoi obblighi di Stato Membro della CPI e di arrestare il Presidente al-Bashir nel momento in cui si trova sul suo territorio. Da quando la CPI ha emesso il mandato di cattura, a dispetto dei suoi obblighi internazionali, il Ciad ha consentito ad al-Bashir di visitare il paese varie volte, garantendogli la totale impunità.
“Il Ciad deve coscientemente ed immediatamente interrompere la sua ospitalità verso i fuggitivi dalla Corte e ripristinare la credibilità del suo impegno per la giustizia e l’attribuzione delle responsabilità. Ospitare il Presidente al-Bashir e nascondere nuovamente sotto il tappeto il mandato di arresto emesso dalla CPI contro di lui, è un ulteriore insulto per le vittime dei crimini per i quali è ritenuto uno dei maggiori responsabili.
“Centinaia di migliaia di vittime delle violenze in Darfur vivono ora come rifugiati nel Ciad e, secondo l’ultimo rapporto del Procuratore della CPI Fatou Bensouda al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, la popolazione civile del Darfur continua ad essere bersaglio delle forze governative, con continue e diffuse violenze sessuali e di genere, crimini contro attivisti per i diritti umani, esponenti della società civile e capi delle comunità. Chiediamo con forza al Ciad di prendere posizione a favore delle vittime in Darfur, assicurando che uno dei maggiori responsabili per queste atrocità sia assicurato alla giustizia.
Per ulteriori informazioni si prega contattare Nicola Giovannini su ngiovannini@npwj.org o +32-2-548-3915.