Corte Penale Internazionale, 10 anni dopo l’Italia ancora inadempiente

16 Lug, 2012 | Comunicati Stampa

Roma, 16 luglio 2012

In occasione dell’anniversario del trattato istitutivo della Corte Penale Internazionale (CPI), Non c’è Pace Senza Giustizia e il Partito Radicale organizzano una tavola rotonda martedì 17 luglio, dalle 14.00 alle 16.00 presso la Sala Nassirya del Senato della Repubblica.

Sarà l’occasione non tanto e non solo di celebrare una data storica per la giustizia penale internazionale ma, soprattutto, per fare il punto sull’iter di approvazione del disegno di legge di adeguamento dell’ordinamento italiano allo Statuto di Roma, attualmente giacente in Commissione Giustizia al Senato.

L’esame del disegno di legge di adeguamento è iniziato tre anni fa, nel maggio del 2009, alla Camera dei Deputati e, da quel momento, è rimasto ostaggio di un’interminabile navetta tra i due rami del Parlamento. Oggi riteniamo non ci siano più alibi né giustificazioni per l’Italia, che deve provvedere senza ulteriori ritardi a sanare una lacuna evidente.

Sono trascorsi ben 14 anni dalla Conferenza Diplomatica che istituì, proprio a Roma, la Corte Penale Internazionale, primo fondamentale segmento di giurisdizione internazionale, e 10 dal raggiungimento delle ratifiche necessarie all’entrata in funzione della Corte.

L’Italia è stato uno dei Paesi che più si è speso a livello diplomatico per rendere possibile questo risultato, uno dei primi ad aver ratificato lo Statuto di Roma eppure, ad oggi, non ha ancora adeguato il proprio ordinamento. Questo clamoroso ritardo fa sì che i tribunali nazionali e le autorità italiane non possono cooperare con la Corte nelle sue attività inquirenti e giudicanti e, di fatto, pone l’Italia in posizione di flagrante inadempienza rispetto agli obblighi internazionali che ha assunto, facendone un potenziale rifugio per gli autori dei più efferati crimini contro l’umanità. Se per ipotesi l’attuale presidente sudanese, Omar al-Bashir, oggetto di un mandato di cattura della Corte per crimini di guerra e crimini contro l’umanità, si trovasse sul nostro territorio nazionale, il giudice italiano non avrebbe alcuno strumento normativo per eseguire il mandato di arresto e il nostro Paese sarebbe in questo modo complice del prevalere dell’impunità sulla giustizia.

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