Bruxelles, 16 marzo 2012
Il 16 marzo 2012 Non C’è Pace Senza Giustizia ha organizzato un incontro con l’Imam Cissè, fondatore dell’associazione Fondation Djigui la Grande Esperance, che ha sede in Abidjan, Costa d’Avorio, invitato da Niccolò Figà-Talamanca, Segretario Generale di NPSG, nella sede di Bruxelles.
L’Imam Cissè è un attivista influente e molto rispettato in Costa d’Avorio, che lavora instancabilmente per sensibilizzare tutte le fasce della società ivoriana ed eliminare finalmente le Mutilazioni Genitali Femminili (MGF) all’interno del Paese. Egli ha fatto parte della delegazione della Campagna BanFGM che ha partecipato alla 56ma sessione della Commissione sulla Condizione delle Donne (Conference on Status of Women – CSW), tenutasi a New York, per sostenere l’adozione da parte dell’Assemblea Generale dell’ONU di una risoluzione che metta universalmente al bando le MGF. L’Imam Cissè ha sottolineato che, tra i risultati più significativi della 56ma sessione del CSW, che si è conclusa il 15 marzo 2012, c’è la Decisione che raccomanda che il tema delle Mutilazioni Genitali Femminili (MGF) sia preso in considerazione dall’Assemblea Generale nell’ambito della sua 67ma sessione, come parte dell’agenda relativa al tema “Avanzamento delle donne”.
Nel corso della discussione l’Imam ha sottolineato che le MGF sono una violazione dei diritti umani che ha origine unicamente in costumi e tradizioni locali, e non nella religione. Anche se, in Costa d’Avorio, questa pratica è stata legalmente bandita sin dal 2008, l’instabilità politica ha proibito l’effettiva attuazione della legge, in maniera tale che gli autori rimangono impuniti e la pratica delle MGF ancora enormemente diffusa. Nel suo continuo impegno per eliminare questa pratica dolorosa e illegale, l’Imam viaggia di comunità in comunità per dialogare con leader locali e religiosi, giornalisti, media e nuove generazioni, e spiegare loro le conseguenze negative delle MGF sulla salute e sui diritti umani delle donne, attraverso lezioni, seminari ed incontri di vario genere. E,dopo aver dedicato più di un decennio a queste attività, l’Imam Cissè ha identificato quella che è la maniera più efficace per dare supporto alle sue campagne, ovevro l’esposizione, anche attraverso video e immagini, delle drammatiche ripercussioni sulla salute sofferte dalle donne vittime delle MGF.
I risultati dei suoi sforzi, e con lui di tutti i volontari che fanno parte della Fondazione, sono stati rilevanti: la creazione di una rete che unisce leader locali e religiosi impegnati per l’abolizione delle MGF; la fine del tabù che in passato circondava l’attività di lotta alle mutilazioni; l’educazione, tramite l’inserimento del tema delle MGF nei curricula della Facoltà di Medicina della Costa d’Avorio; ed infine la mobilitazione dei media, compresa l’istituzione di una radio della Fondazione che trasmette 24 ore su 24, per mostrare al pubblico la realtà ingiusta ed illegale che si cela nelle MGF. Ad oggi, però, la sfida principale che gli attivisti contro le MGF si trovano ad affrontare è rappresentata dalla scarsità di mezzi logistici e di comunicazione che permettano di diffondere in tutto il Paese la sua campagna in maniera ampia ed efficace. Una risoluzione dell’Assemblea Generale ONU che metta universalmente al bando le MGF potrebbe rappresentare uno strumento cruciale per promuovere una maggiore armonizzazione degli strumenti legali e dei meccanismi di lotta alle MGF non soltanto in Costa d’Avorio e nei paesi africani, ma anche in altri diversi paesi in tutto il mondo interessati dalla pratica, nonché per fornire un sostegno chiaro e forte agli attivisti che ovunque lavorano per porre fine alle mutilazioni.
La Campagna BanFGM
Negli ultimi anni i membri della Coalizione BanFGM hanno collaborato a diverse iniziative per sensibilizzare la comunità internazionale sulla necessità di una risoluzione ONU che metta al bando questa violazione dei diritti umani, raccogliendo il supporto di attivisti per i diritti umani, associazioni femminili, parlamentari e governi da tutta l’Africa ed Europa.
Il 27 febbraio, alla 56ma sessione della Commissione sulla Condizione delle Donne (Conference on Status of Women – CSW), un Evento Parallelo di Alto Livello organizzato dalla Coalizione BanFGM ha contribuito a fornire ulteriore sostanziale conferma dell’impegno già a suo tempo preso dai Paesi africani nel supportare il processo tuttora in corso. L’incontro, aperto dalla Direttrice di UN Women, Michelle Bachelet, ha avuto tra i suoi relatori anche S.E. Chantal Compaorè, nonché interventi da parte di ben 7 Ministri (Camerun, Costa d’Avorio, Guinea, Italia, Niger, Togo e Tunisia).