Ieri la Corte Penale Internazionale (CPI) de L’Aja ha avviato i procedimenti giudiziari contro il vicepresidente William Ruto e l’editore radiofonico Joshua Arap Sang. Entrambi gli imputati sono a giudizio di tre capi d’accusa per crimini contro l’umanità, tra cui omicidio, deportazione e persecuzione, organizzaizone o incitamento delle violenze post-elettorali del 2007-2008, che ha portato alla morte almeno 1.100 persone e ne ha sfollate più di 600 mila. Il processo del Presidente del Kenia, Uhuru Kenyatta, avrà inizio il 12 novembre 2013 con cinque capi d’imputazione per crimini contro l’umanità, tra cui omicidio, stupro, persecuzione, deportazione e altri atti disumani. In una sessione di emergenza, convocata la scorsa settimana, l’Assemblea Nazionale del Kenia ha approvato una mozione per introdurre una legge, entro i prossimi 30 giorni, finalizzata all’uscita del Kenia dalla CPI.
Dichiarazione di Alison Smith, Consigliere Legale di Non c’è Pace Senza Giustizia:
“Non c’è Pace Senza Giustizia (NPSG) e il Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT) accolgono l’apertura del processo della CPI contro il vice-Presidente keniota William Ruto e Joshua Arap Sang. Questo processo può essere un passo importante per la determinazione delle responsabilità sulle atrocità avvenute nel 2007-2008, che hanno visto più di mille vittime e centinaia di migliaia di persone sfollate. L’impunità della violenza politica è stata per troppo tempo la norma in Kenia e l’inizio di questo processo è l’occasione per dimostrare che nessuno deve essere esente dalla giustizia e che il tempo in cui la violenza veniva ricompensata con potere politico sono finiti.
“Nonostante le autorità keniote abbiano confermato la loro collaborazione con la CPI, hanno comunque messo in atto deplorevoli tentativi, come di recente in Parlamento, al fine di minare e compromettere il lavoro della Corte stessa nel perseguire la giustizia per questi crimini. Esortiamo quindi sia le autorità del Kenia che gli imputati a collaborare con la CPI e a prendere tutte le misure possibili per garantire un procedimento giusto, regolare ed efficace, anche al fine di garantire protezione e piena partecipazione di vittime, testimoni e chiunque altro sia coinvolto nel procedimento della CPI.
“Allo stesso tempo, NPSG e PRNTT sottolineano che il perseguimento della giustizia non può essere intrapreso esclusivamente dalla CPI, poiché essa si concentra solo su imputati al più alto livello di responsabilità. Il Kenia ha responsabilità anche verso i suoi cittadini nel perseguimento della giustizia e nel prevenire l’impunità a tutti i livelli di responsabilità. Finora, non c’è stato alcun processo nazionale di attribuzione di responsabilità penali dignitoso che affrontasse i reati commessi nel 2007-2008. Chiediamo al Kenia di dimostrare il suo impegno ad interrompere il ciclo di impunità e prevenire future violenze collegate alle elezioni, garantendo giustizia, verità e riparazione per le vittime dei molti altri crimini che la CPI non è in grado di affrontare.”