Tripoli, 12 Agosto 2014
Durante gli ultimi tre mesi, le condizioni di sicurezza e la situazione politica in Libia sono degenerate fino a uno stato di tensione, con esplosioni di aperta violenza tra gruppi armati rivali, le più aspre dalla caduta di Muammar Gheddafi. L’attuale situazione di tumulto evidenzia ulteriormente la debolezza delle istituzioni nazionali e complica gravemente il processo di cambiamento politico necessario ad affermare la loro autorità e legittimità.
Mentre i cittadini subiscono le conseguenze negative generate dagli scontri in corso, i governi che si sono stabiliti sin dalla fine della rivoluzione del 2011 hanno lottato per far sentire la loro voce. Fino ad ora sono stati però incapaci di fondare le istituzioni necessarie a governare il paese, di fermare o disarmare i gruppi armati, e di sviluppare un pieno e inclusivo processo politico, capace di ricostruire la sicurezza pubblica e la fiducia nelle istituzioni dello Stato.
Il ritardo dell’Assemblea Costituente nel redigere la nuova costituzione della Libia minaccia i fondamentali processi di transizione democratica, e lo stesso fa il ritardo del Parlamento Libico nell’istituire la Commissione d’Inchiesta e Riconciliazione, un organismo indipendente incaricato di condurre un’inchiesta sulle gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani.
Come hanno dimostrato altre innumerevoli società in transizione, l’impunità e la ricompensa per la violenza esercitata costituiscono una base troppo fragile su cui costruire una democrazia stabile. La Libia deve affrontare le numerose passate violazioni che richiedono un’inchiesta, commesse sia durante il conflitto nel 2011 (e durante gli eventi seguenti) sia durante i 42 anni del regime di Gheddafi, nonché assicurare, attraverso adeguate riforme, che il suo sistema giudiziario aderisca ai più alti standards internazionali di equità, imparzialità e stretta aderenza al diritto al equo processo. Significativamente, le autorità libiche dovrebbero coinvolgere anche l’opinione pubblica in una proficua discussione su quelle che dovrebbero essere le priorità della giustizia transitoria in Libia.
Non c’è Pace Senza Giustizia (NPSG), che lavora sulla transizione democratica in Libia sin dal 2011, insiste affinchè la giustizia di transizione continui ad essere considerata dalla Libia e dalla comunità internazionale una priorità per il paese. Senza sottovalutare le attuali pesanti sfide alla sicurezza affrontate dal paese, questo aiuterebbe ad attribuire le responsabilità, a evitare la creazione di una cultura dell’impunità e preparerebbe la strada per una effettiva riconciliazione nazionale che permetterebbe al popolo libico di prendere il pieno controllo del proprio futuro.
La Libia ha davanti a sé una lunga strada per raggiungere la stabilità e l’attribuzione delle responsabilità è una componente essenziale di questo processo. Dopo decenni di dittatura e illegalità, aspettiamo impazientemente che la Libia dimostri la sua capacità di rompere con il lascito di illegalità e abusi che hanno caratterizzato il governo di Muammar Gheddafi, sostituendolo con un nuovo rispetto per lo Stato di Diritto, e di mantenere la promessa di giustizia e riparazione per le vittime e le loro famiglie. Questo sarebbe un importante segnale dell’impegno della Libia nel girare pagina e nell’avanzare verso un futuro basato sul pieno rispetto dei diritti umani di tutti.
NPSG in Libia
NPSG ha lavorato sulla transizione in Libia fin dall’inizio del 2011 ed è stata sul campo dall’inizio di ottobre 2011. Da marzo 2012 è presente permanentemente a Tripoli e lavora per creare un network di soggetti libici volto a coinvolgere i diversi settori della società libica sulla giustizia di transizione. Il suo lavoro in Libia unisce il fornire informazioni sulla giustizia transitoria (sia in cooperazione con le istituzioni sia in partnership con la società civile), anche sull’impegno sociale e la documentazione, con la ricerca e l’analisi delle aspettative e delle percezioni pubbliche. NPSG lavora in collaborazione con molte organizzazioni della società civile di tutto il paese, incluse sia quelle più radicate sia quelle emergenti. NPSG mira ad aiutare a costruire e rinforzare la capacità dei soggetti libici, comprese ONG, accademici, avvocati, media, autorità pubbliche e opinion leaders, a giocare il loro ruolo nell’incorporare l’attribuzione delle responsabilità, i diritti umani e lo stato di diritto nella transizione democratica e nella ricostruzione post-bellica del loro paese. Sul versante istituzionale, NPSG lavora con il Ministero della Giustizia e il suo Istituto di Alta Formazione Giuridica, fornendo formazione e competenze ai giudici e ai pubblici ministeri incaricati dell’enorme compito di occuparsi di coloro che sono stati sospettati di aver commesso o ordinato atrocità durante il conflitto e il precedente regime. NPSG ha inoltre istituito un programma di monitoraggio dei processi, gestito in collaborazione con l’Ordine degli Avvocati di Tripoli, che mira a promuovere la trasparenza e l’attribuzione delle responsabilità nel sistema giudiziario libico.
Per maggiori informazioni sulle attività di NPSG in Libia, contattare Giulia Cappellazzi, all’indirizzo gcappellazzi@npwj.org o al numero +218 91 1476934 oppure Gianluca Eramo, all’indirizzo o geramo@npwj.org al numero +32 (0)2 548 39 25.