Molte minoranze irachene sono ora « sull’orlo della scomparsa » – il nuovo rapporto di NPSG, UNPO, IILHR e MRG

4 Lug, 2016 | Comunicati Stampa

4 luglio 2016

Le minoranze in Iraq sono ormai sull’orlo della scomparsa, come afferma il nuovo rapporto congiunto di Non c’è Pace Senza Giustizia (NPSG), l’Organizzazione delle nazioni e dei popoli non rappresentati (UNPO), l’Istituto per il diritto internazionale e i diritti umani (IILHR) e Minority Rights Group International (MRG).

No Way Home: le minoranze irachene sull’orlo della scomparsa” ha documentato come, dopo la caduta di Mosul nel giugno del 2014, decine di migliaia di persone appartenenti a minoranze etniche e religiose irachene sono state uccise, mutilate o rapite, compreso un numero imprecisato di donne e bambine costrette a sposarsi o alla schiavitù sessuale. Il rapporto si basa su ampie interviste e ricerche sul campo ed è un rapporto di follow-up successivo a: “Tra le macerie: le minoranze irachene dopo la caduta di Mosul”, pubblicato nel febbraio 2015.

Secondo le organizzazioni internazionali per i diritti, la popolazione cristiana, che prima del 2003 ammontava a 1,4 milioni, è ora sotto i 250.000. La maggior parte degli Yezidi e Kaka’i sono stati costretti ad abbandonare le loro terre e sono ora dei profughi o hanno del tutto abbandonato il proprio paese, mentre sciiti turcomanni e Shabak sono stati cacciati verso sud.

Le forze armate e i comandanti dello Stato islamico dell’Iraq e della Siria (ISIS) hanno commesso crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio, esecuzioni sommarie, omicidi, mutilazioni, stupri, violenze sessuali, torture, trattamenti crudeli, utilizzato e reclutato bambini, oltraggi alla dignità personale, e hanno anche fatto uso di armi chimiche, come affermato nel rapporto. Allo stesso modo, le Forze di sicurezza irachene, le Unità di mobilitazione popolare e i Peshmerga curdi hanno commesso crimini di guerra vietati dal diritto internazionale.

“E’ impensabile che crimini di questa portata e impatto siano stati commessi in totale impunità. Il governo iracheno ha davvero bisogno di adottare misure urgenti per fornire un risarcimento alle vittime – “riportare la situazione alla Corte penale internazionale sarebbe già un buon inizio”, dice Alison Smith, Direttrice del Programma sulla Giustizia Penale Internazionale di Non c’è Pace Senza Giustizia.

‘Tredici anni di guerra hanno avuto conseguenze devastanti nel lungo periodo per la società irachena. L’impatto sulle minoranze è stato catastrofico. Il periodo di Saddam è stato terribile; da allora, la situazione è solo peggiorata. Decine di migliaia di minoranze etniche e religiose sono state sterminate e milioni di persone sono fuggite per salvarsi la vita”, dice Mark Lattimer, Direttore esecutivo del Minority Rights Group International.

“Intere famiglie sono state distrutte; abitazioni, imprese e aziende agricole saccheggiate. I patrimoni sono stati demoliti o venduti. I sopravvissuti non possiedono più nulla da cui tornare, a meno che l’Iraq e la comunità internazionale non agiscano con più vigore per rispondere alle esigenze delle minoranze”, dichiara William Spence Spencer, dell’Istituto per il diritto internazionale e i diritti umani (IILHR).

“Le minoranze irachene si sentono sempre più disilluse e deluse, non solo nei confronti del governo dell’Iraq e del governo regionale del Kurdistan, ma anche nei riguardi delle Nazioni Unite. Questa situazione di sfollamento prolungato sta aggiungendo ulteriori tensioni ad una situazione già disastrosa, che evidenzia la necessità urgente di un orientamento a lungo termine che vada oltre l’esigenza immediata di sicurezza e protezione”, afferma Johanna Green dell’ Organizzazione delle nazioni e dei popoli non rappresentati (UNPO).

Non appena l’ISIS ha iniziato ad imperversare nella pianura di Ninive nell’estate del 2014, la popolazione locale è fuggita rapidamente. Gli ultimi rapporti indicano che circa 3,4 milioni di individui, di cui oltre 1 milione di ragazze e ragazzi in età scolare, sono ora profughi, rendendo l’Iraq il paese con il numero più alto e il tasso di crescita più rapido di profughi in tutto il mondo nel 2015. Nel complesso, le Nazioni Unite stimano che 10 milioni di persone sono state colpite da questo fenomeno e hanno bisogno di assistenza umanitaria.

Molti di coloro che sono stati “sradicati” a causa della violenza in Iraq speravano di poter tornare a casa in un lasso di tempo relativamente breve. Tuttavia, i profughi interni intervistati dalle organizzazioni per i diritti umani hanno dichiarato che la mancanza di servizi di base e di sicurezza in gran parte delle città implica il fatto che almeno uno su cinque senta di non avere altra scelta che lasciare il paese.

La relazione fornisce raccomandazioni chiave per attenuare la crisi umanitaria e prevenire future violazioni dei diritti umani; formula proposte in materia di giustizia, di riconciliazione e di asilo, e per migliorare la legislazione e le istituzioni.

Il rapporto dice anche che lo spostamento anticipato da un possibile sforzo per riprendere Mosul potrebbe ammontare a ben 1 milione per il prossimo anno, e la comunità internazionale potrebbe assistere alla fuga di centinaia di migliaia di altri profughi nel solo 2016.

Per maggiori informazioni, contattare Nicola Giovannini su ngiovannini@npwj.org  oppure +32-2-548-3915.