Il 6 febbraio 2012 Non c’è Pace Senza Giustizia (NPSG) ed il Partito Radical Nonviolento Transnazionale e Transpartito (PRNTT) hanno ospitato Tawakool Karman, Premio Nobel per la Pace 2011, in occasione della sua prima visita in Italia. La signora Karman, uno degli attori chiave della Primavera Araba in Yemen, è leader del movimento non violento per l’affermazione dei diritti delle donne all’interno del Paese, ragioni per le quali le è stato asseganto il Premio Nobel.
Durante la sua visita di due giorni, Tawakkol Karman ha intrattenuto una serie di riunioni ad alto livello con il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il Presidente del Consiglio Mario Monti ed il Ministro per gli Affari Esteri Giulio Terzi, ed ha tenuto udienze pubbliche presso la Commissione Affari Esteri di Camera e Senato, oltre ad aver partecipato alla conferenza stampa con NPSG ed il PRNTT, che ha costituito il primo impegno della sua visita a Roma.
Dando voce ai giovani che hanno preso parte alla rivoluzione yemenita, Tawakkol Karman ha colto l’opportunità per sottolineare che “non può esserci pace senza giustizia in Yemen”, chiedendo al Governo italiano di fare tutto il possibile per congelare i beni all’estero del presidente yemenita Ali Abdullah Saleh ed assicurare che egli sia tradotto davanti alla Corte Penale Internazionale per i crimini contro l’umanità che ha commesso. La signora Karman ha anche sottolineato che tali misure costituiscono i punti chiave per consentire una transizione pacifica che abbia successo in Yemen, dopo le elezioni presidenziali che si terranno verosimilmente a breve.
Riguardo la situazione in Siria, la signora Karman ha condannato la Cina e la Russia per il veto che hanno posto alla Risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite – finalizzata a porre fine alle violenze all’interno del Paese-, aggiungendo che esse portano la responsabilità umana e morale per la crescente repressione messa in atto dal governo presidente Bashar al-Assad. Infine, essa ha sottolineato la necessità urgente che la comunità internazionale prenda le misure necessarie a proteggere la popolazione siriana e condannare il regime del Paese, incluse l’espulsione degli ambasciatori siriani ed il rimpatrio dei propri diplomatici di stanza a Damasco.
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