Il presidente del Sudan, Omar al-Bashir, pare partecipi al vertice del Mercato Comune dell’Africa Orientale e Meridionale (COMESA) organizzato nella Repubblica Democratica del Congo (RDC) dal 26 al 27 febbraio 2014. Tuttavia, contro il presidente al-Bashir è stato emesso un mandato di arresto dalla Corte Penale Internazionale (CPI), per genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi contro la popolazione civile in Darfur. In quanto Stato Parte dello Statuto di Roma della CPI, la RDC è obbligata ad arrestare qualsiasi persona contro la quale la Corte ha emesso un mandato di arresto. Non c’è Pace Senza Giustizia, insieme ad altri gruppi difensori dei diritti umani, hanno fortemente criticato le precedenti visite del presidente al-Bashir in diversi paesi africani che, nel corso degli ultimi anni, gli hanno concesso la più totale impunità. Non solo quelle visite hanno rappresentato un’occasione mancata di stare dalla parte delle vittime, ma hanno anche minato significativamente la credibilità dell’impegno dei paesi ospitanti di assicurare la giustizia per le atrocità di massa commesse nel Darfur e nel mondo.
Dichiarazione di Alison Smith, Consigliere Legale di Non c’è Pace Senza Giustizia:
“Non c’è Pace Senza Giustizia (NPSG) e il Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT) invitano il governo della Repubblica Democratica del Congo (RDC) ad adempiere ai suoi obblighi in quanto Stato Parte della CPI e a far rispettare il mandato di arresto emesso contro il Presidente al-Bashir, mentre si trova all’interno del territorio del paese.
“È abbastanza scioccante che la RDC permetta che questo accada. Proprio loro che hanno riconosciuto, aderendo allo Statuto della Corte, l’utilità della CPI e il suo ruolo cruciale nella lotta per la giustizia e per l’attribuzione delle responsabilità. Di più, accanto all’Uganda e alla Repubblica Centrafricana, hanno anche beneficiato direttamente dall’operato della Corte poiché hanno spontaneamente richiesto il deferimento di alcuni casi per le massicce violazioni del diritto internazionale che sono state commesse nel loro territorio. Invece di ospitare un fuggitivo e garantirgli l’impunità, la RDC dovrebbe dimostrare credibilità del suo impegno di essere dalla parte delle vittime e non di quelli che presumibilmente hanno la maggiore responsabilità per i crimini che le vittime hanno subito.
“Accogliamo positivamente la dichiarazione odierna del Presidente dell’Assemblea degli Stati Parte della CPI che ricorda alla RDC i suoi obblighi e che si oppone a questo tipo di non- cooperazione. Esortiamo inoltre la CPI stessa e tutti i suoi Stati Parte a parlare con forza contro l’accoglienza da parte della RDC del presidente al-Bashir e di utilizzare tutti i canali possibili per spingere il governo a eseguire il mandato d’arresto della CPI prima che lasci il paese. Negli anni precedenti, purtroppo, un certo numero di Stati Parte della CPI hanno violato i loro obblighi derivanti dallo Statuto di Roma, ricevendo Omar al-Bashir impunemente nel loro territorio. La Corte e gli Stati Parte, così come il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, in quanto organo che per primo deferì il Darfur alla CPI, devono essere pronti ad adottare rapidamente tutte le misure necessarie e appropriate per affrontare questa mancanza, nel caso in cui la RDC decidesse di seguire la stesso percorso e trascurasse il suo obbligo di assicurare il rispetto delle decisioni della Corte.
“Dieci anni dopo l’inizio del conflitto in Darfur, diffuse e sistematiche violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale continuano senza tregua. La popolazione civile del Darfur continua ad essere presa di mira dalle forze governative, con la diffusa presenza continua di violenze sessuali e di genere contro difensori dei diritti umani, membri della società civile e leader della comunità per citarne alcuni. Esortiamo la RDC a difendere i diritti del popolo del Sudan e del Darfur e a risarcire le vittime e a istituire un processo che porti alla verità e giustizia”.
Per maggiori informazioni, si prega di contattare Alison Smith all’indirizzo email asmith@npwj.org o al numero +32 2 548 3912 oppure Nicola Giovannini all’indirizzo email ngiovannini@npwj.org o al numero +32 2 548 3915.