Bruxelles – Roma, 26 Ottobre 2016
Mercoledì 19 ottobre 2016 il Sudafrica ha dato notifica della propria intenzione di ritirarsi dallo Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale, giustificandosi con l’incompatibilità dello Statuto con gli sforzi sudafricani volti alla promozione della pace e della stabilità nel continente africano. Questa notizia è stata preceduta dall’annuncio del ritiro del Burundi ed è stata seguita poco dopo da un simile annuncio del Gambia. Questi sono i primi stati che hanno deciso di ritirarsi dalla CPI, la cui carta fondante, lo Statuto di Roma, è stata stata firmata nel 1998 ed entrata in vigore nel 2002.
Dichiarazione di Niccolò Figà-Talamanca, segretario generale di Non c’è Pace Senza Giustizia:
“Non c’è Pace Senza Giustizia prende nota con dispiacere del ritiro del Sudafrica dalla CPI.
“Se la questione relativa alla costituzionalità dello strumento di ritiro senza il consenso parlamentare è di competenza del sistema giudiziario sudafricano, la decisione dell’esecutivo di ritirarsi dallo Statuto di Roma, invece, lancia un chiaro messaggio politico riguardo al fatto che il governo sudafricano non sarà dalla parte delle vittime che hanno subito le atrocità, sebbene la storia del Sudafrica mostri che la pace e la sicurezza possono essere raggiunte solo attraverso la garanzia universale dei diritti umani. Al contrario quindi, sembra che il governo preferisca piuttosto parteggiare per coloro che cercano di guadagnare o riconquistare il potere attraverso la perpetrazione di crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidi.
“Aspettiamo speranzosi il giorno in cui il Sudafrica rientrerà a far parte della comunità di nazioni che ha deciso insieme che la forza non fa il diritto; che l’impunità per i crimini contrari al diritto internazionale è una minaccia e un affronto per l’umanità intera, che richiede una risposta a livello di giustizia globale laddove i sistemi nazionali non mostrino la volontà o la capacità di investigare e processare; speriamo anche che un giorno il paese si riunirà a quelle nazioni che hanno deciso insieme che coloro che hanno maggiore responsabilità per le atrocità commesse devono rispondere dei loro crimini a prescindere dalle loro funzioni istituzionali e dal loro status diplomatico.
“Gli obblighi legali derivanti dalla ratifica dello Statuto di Roma rimangono in vigore persino dopo che il ritiro ha avuto effetto, nel caso in cui ci siano decisioni della corte, ordini di arresto o qualsiasi altro ordine vincolante che sia stato rilasciato prima del ritiro o nell’arco dei 12 mesi successivi. Tuttavia, chiediamo ai governi del Sudafrica, del Burundi, del Gambia e a qualunque altro stato che possa seguirli, di essere coerenti con la propria decisione di lasciare la corte astenendosi dalle procedure della prossima Assemblea degli Stati Parte che si terrà a novembre di quest’ anno. Chiediamo anche che desistano dal proporre o sostenere emendamenti al Regolamento di Procedura e di Prova o da qualsiasi altra azione che possa mettere in discussone i principi fondamentali dello Statuto di Roma.
“Al tempo stesso, invitiamo tutti gli stati membri ad usare l’opportunità offerta dall’Assemblea degli Stati Parte per reiterare il proprio impegno verso l’integrità e i principi fondanti lo Statuto di Roma della CPI, inclusa l’irrilevanza delle funzioni istituzionali, come ad esempio l’assenza di alcuna immunità per i capi di stato o altre figure istituzionali per crimini che rientrino nella giurisdizione della CPI. Esortiamo gli stati membri a ribadire l’assoluto rispetto dell’indipendenza giuridica della corte, limitando rigorosamente il ruolo dell’Assemblea degli Stati Parte a questioni di carattere non giudiziario. Invitiamo infine gli stati che non sono volti ad impegnarsi in tal senso a non prendere parte alla prossima Assemblea.
“Lo Statuto di Roma è stato fondato sul presupposto che il mondo aveva detto “basta”: basta alle vittime, basta all’impunità e basta alle sofferenze. Questo è valido oggi, come lo era 20 anni fa. Privare del proprio sostegno l’unica istituzione permanente il cui esplicito mandato è quello di mantenere tale promessa non è la strada che porta al raggiungimento di quell’ obiettivo.
Per maggiori informazioni, si prega di contattare Alison Smith, direttrice di NPSG per la giustizia penale internazionale all’indirizzo email asmith@npwj.org o Nicola Giovannini (coordinatore degli affari pubblici e della sezione stampa) a ngiovannini@npwj.org o al numero +32 -2-548-3915.