Con la ripresa del processo al Vice Presidente keniota William Ruto dinanzi la Corte Penale Internazionale (CPI), Non c’è Pace Senza Giustizia (NPSG) ha chiesto all’Unione Europea di essere più attiva e di fare pressione affinchè il Kenya estenda ogni possibile collaborazione con la CPI e vengano prese tutte le possibili misure per garantire un procedimento equo, uniforme ed efficace, anche al fine di garantire una protezione adeguata per vittime, testimoni e chiunque altro collegato con la procedura della CPI così come la loro piena partecipazione al processo di giustizia.
L’appello è stato fatto da Greta Barbone, Coordinatore del Progetto Tunisia e Collaboratrice del Programma di Giustizia Penale Internazionale di NPSG, che è intervenuta ad un evento su CPI e Africa presso l’Istituto per gli Studi Europei di Bruxelles che ha approfondito le questioni difficili per l’UE e per molti dei suoi Stati membri causate dai recenti avvenimenti in Kenya.
“L’Unione Europea dovrebbe incitare i rappresentanti del Kenya a cooperare con la CPI in tutte le sue dichiarazioni pubbliche e incontri bilaterali”, ha detto Barbone. Nel frattempo, oggi il tribunale del L’Aja ha tolto il sigillo ad un mandato di arresto contro Walter Osapiri Barasa, cittadino keniota accusato di aver tentato di corrompere i testimoni coinvolti nel caso Kenya. Il procuratore della CPI afferma che Barasa ha cercato di influenzare alcuni testimoni dell’accusa offrendo denaro in cambio della loro rinunica a testimoniare.
Barbone ha anche aggiunto che le autorità di Nairobi hanno lanciato una massiccia campagna per presentare il presidente Uhuru Kenyatta e il suo vice come “vittime della giustizia internazionale, dimenticando le vere vittime delle violenze in Kenya a seguito delle elezioni del 2007-2008. È importante riportare l’attenzione sulla realtà dei fatti: la CPI è un tribunale che affronta crimini di massa quando le giurisdizioni nazionali non procedono con indagini e riparazione alle vittime”.
Il 10 settembre 2013 si è aperto, presso la CPI a L’Aja, il procedimento contro il Vice-Presidente keniota William Ruto e il direttore radiofonico Joshua Arap Sang. Entrambi devono rispondere a tre capi di imputazione per crimini contro l’umanità, tra cui omicidio, trasferimento forzato e persecuzione della popolazione, con l’accusa di organizzazione o di incitamento alla violenza nel periodo post-elettorale del 2007-2008, che ha visto il massacro di almeno 1.100 persone e lo sfollamento di più di 600.000. Il processo del Presidente del Kenya, Uhuru Kenyatta, dovrebbe iniziare il 12 novembre 2013 con cinque accuse di crimini contro l’umanità, tra cui omicidio, stupro, persecuzione, deportazione e altri atti disumani.
Nonostante le autorità keniote abbiano dichiarato che collaboreranno con la CPI, hanno comunque tentato, tra cui recentemente di fronte al Parlamento Keniota, di minare e di compromettere il lavoro della Corte di perseguire la giustizia per questi crimini. In una sessione di emergenza convocata all’inizio di settembre, l’Assemblea Nazionale del Kenya ha infatti approvato una mozione per introdurre, entro i prossimi 30 giorni, un disegno di legge finalizzato a far fuoriuscire il Kenya dalla CPI. Anche se questa decisione è un altro tentativo scandaloso e vergognoso da parte delle autorità del Kenya di proteggere i suoi leader, il ritiro dallo Statuto di Roma non permetterebbe comunque al paese di esonerarsi dai suoi obblighi relativi alle indagini o ai procedimenti già in corso svolti dalla Corte. Tuttavia, eliminerebbe finalmente ogni pretesto del Kenya di essere disposti e in grado di condurre un procedimento nazionale genuino, a scapito di qualsiasi complementarità.
- Leggi l’articolo pubblicato il 2 Ottobre 2013 da Stanislava Gaydazhieva in New Europe
- Per ulteriori informazioni, contattare Greta Barbone all’indirizzo email gbarbone@npwj.org o al numero +216 28385079 oppure Nicola Giovannini ngiovannini@npwj.org o +32 ( 0 )2 548-39 15.