L’emanazione del giudizio e della sentenza a carico di Charles Taylor porta verso la fine il mandato della Corte Speciale per la Sierra Leone, come uno dei principlai meccanismi per il riconoscimento delle responsabilità ed il processo di coloro che rivestono le maggiori responsabilità per i crimini commessi durante il conflitto in Sierra Leone nel Novembre 1996. Dal momento che la Corte sta ora riducendo le sue attività, la questione del suo impatto e della sua eredità in Sierra Leone e Liberia diventa estremamente importante.
Per tale ragione, dopo la sentenza Taylor emessa alla fine di maggio, la Corte Speciale ha commissionato un sondaggio nazionale in Sierra Leone e Liberia sull’impatto e sul retaggio della Corte Speciale per la Sierra Leone, che è stato condotto da NPSG e dai suoi partners: l’Istituto della Sierra Leone per il diritto internazionale, Manifesto 99, la Coalizione per Giustizia ed Accountability, e la Rete di ONG liberiane. Lo scopo del sondaggio era raccogliere le impressioni della popolazione sul mandato e sulle attività della Corte, determinare l’impatto della sua azione giudiziaria, il retaggio del suo lavoro e del suo programma di outreach e sensibilizzazione a livello locale.
In una dichiarazione sulla Corte Speciale per la Sierra Leone indirizzata al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il 9 Ottobre 2012, il giudice Shireen Avis Fisher, presidente della Corte Speciale per la Sierra Leone, e il procuratore della Corte, Brenda J Hollis hanno messo in rilievo i risultati raggiunti dalla Corte Speciale e dall’ufficio del procuratore. Inoltre hanno illustrato alcune delle sfide incontrate, le risposte a tali sfide e alcune difficoltà che la Corte potrebbe incontrare in futuro. Nel descrivere i succcessi della Corte ed il ruolo complessivo che essa riveste nella storia di Sierra Leone e Liberia, il presidente della Corte ha fatto riferimento ai risultati prodotti dal sondaggio sull’impatto ed il retaggio della Corte Speciale per la Sierra Leone, condotto da Non c’è Pace Senza Giustizia e dai suoi partners.
Il sondaggio, che è stato amministrato, tra Sierra Leone e Liberia, ad un totale di 2.841 persone, mette in luce il profondo ed esteso impatto che la Corte ha avuto nel porre fine alle impunità, nel rafforzare lo stato di diritto, restaurare la pace ed instaurare nelle vittime un sentimento di riparazione per i torti subiti. Come è stato sottolineato dal giudice Fisher nel suo discorso al Consiglio di Sicurezza, i risultati mostrano che il 79,16% degli intervistati di Sierra Leone e Liberia crede che la Corte abbia adempiuto il proprio mandato, che è stato, a loro avvisio, prima di tutto e principalmente quello di portare a termine i procedimenti giuridici, instaurare giustizia e pace e riaffermare la supremazia dello stato di diritto.
Grande merito della Corte anche il fatto che i suoi obiettivi ed il suo lavoro siano evidenti in entrambi i paesi, come dimostra il fatto che più del 90% degli intervistati ne avesse già sentito parlare, circa il 65% ha indicato il suo intresse a conoscerla più da vicino e circa il 50% ha preso parte ad una delle attività organizzate dalla sezione di outreach della Corte durante questi dieci anni di attività, compreso l’ascolto del programma radio.
Si tratta di un risultato davvero sorprendente, soprattutto se si considera che dieci anni fa la Corte era ancora una idea, che ha cominciato a materializzarsi nel panorama della giustizia internazionale, molto più rudimentale e primitivo di quello odierno.
Il sondaggio ha anche rivelato che il 91% di intervistati della Sierra Leone e il 78% di quelli della Liberia credono che la Corte abbia contribuito a portare la pace nei loro paesi. L’importante risultato deve essere attribuito al lavoro della sezione per la sensibilizzazione (outreach) e alla idea, resa molto chiara fin dai primi passi della Corte, di essere una istituzione fortemente legata alle aspettative e ai bisogni della popolazione di Sierra Leone e Liberia e capace di rispondervi in maniera adeguata. Nel fare ciò, la Corte ha stabilito alti standard anche per le altre corti e tribunali internazionali, che possono trarre beneficio dalla considerazione di quanto questa visione abbia contribuito alla sua efficienza, efficacia e successo globale nell’adempiere al suo mandato e fare davvero la differenza nella vita delle persone comuni.
Il sondaggio ha inoltre constatato che alcune sfide rimangono aperte, ad esempio relative al modo in cui le persone percepiscono il lavoro della Corte. Una richiesta comune a molti tra gli intervistati in Liberia è stata che servirebbe ora una “Corte speciale per la Liberia” che potesse rispondere ai loro bisogni di giustizia e riconoscimento delle responsabilità. Un’altra lamentela comunemente riscontrata sia in Sierra Leone sia in Liberia è stata che, sebbene gli intervistati ritenessero che la corte abbia avuto successo nell’adempiere il suo mandato, molti hanno l’impressione che molto di più sarebbe potuto essere stato fatto e che ci sono molti responsabili di crimini minori che rimangono a tutt’oggi impuniti. Sebbene questa sia una critica presentata alla Corte, essa rappresenta anche un ottimo promemoria per coloro che progettano e realizzano meccanismi per promuovere la giustizia internazionale e di transizione e per processi che possano colmare i vuoti di impunità in maniera più esplicita, compreso il supporto ai procedimenti giudiziari anche contro coloro che ricoprono responsabilità minori.
La Corte ha avuto successo nel promuovere un dialogo con le vittime dei crimini commessi da coloro che sono stati accusati e giudicati al suo cospetto, permettendo cosi, non solo che giustizia fosse fatta, ma anche che come tale fosse percepita dalle popolazioni di Sierra Leone e Liberia. È ora essenziale che le lezioni imparate vengano utilizzate per assicurare che la Corte lasci un retaggio significativo e solido riguardo alla giustizia, alla riconciliazione e alla supremazia dello stato di diritto, per il governo, la popolazione di Sierra Leone e Liberia, ma anche per le future iniziative di giustizia penale internazionale nella regione, compreso il lavoro stesso della Corte penale internazionale.
* Alison Smith è consigliere legale e Coordinatrice del Programma sulla Giustizia Penale Internazionale di NPSG
Non c’è Pace Senza Giustizia e la Sierra Leone
NPSG è da tempo impegnata in Sierra Leone, dapprima con un programma ad ampio raggio all’interno del Paese, dal 2000 al 2004, volto a contribuire al processo di attribuzione delle responsabilità per le violazioni del diritto penale internazionale. Il programma ha effettivamente contribuito all’istituzione ed al funzionamento della Corte Speciale per la Sierra Leone, nonché a rafforzare la capacità della società locale di affrontare le violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario. Negli ultimi anni, in Sierra Leone, NPSG ha anche lavorato su temi relativi alla Corte Penale Internazionale (CPI), anche sostenendo l’applicazione della sua legislazione ed organizzando seminari e tavole rotonde di discussione. NPSG ha intenzione di proseguire nel suo impegno in Sierra Leone con lo scopo di permettere al Governo ed altri stakeholders locali di prendere parte ed influire sui processi volti a ristabilire e mantenere lo stato di diritto, la pace e la stabilità.