Ucraina: Resoconto della visita a Kiev della delegazione NPSG e PRNTT

7 Mar, 2014 | Comunicati Stampa

Di Laura Harth, 7 marzo 2014

 

Una delegazione di Non c’è Pace Senza Giustizia (NPSG) e del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT) composta da Antonio Stango e Laura Harth, con il supporto di Stefano Marrella per Radio Radicale, è arrivata a Kiev la mattina del 21 febbraio, il giorno dopo gli scontri principali del 18-20 febbraio tra i manifestanti e la polizia in Piazza Indipendenza – “Euromaidan” – di Kiev, ed è rimasta lì fino alla mattina del 26 febbraio. Nikolaj Khramov, insieme a Oksana Dryga, è arrivato il 22 febbraio, dopo aver perso l’aereo a Mosca la sera prima perché era stato tenuto in custodia per controllare il passaporto e ci ha dovuto raggiungere in treno. Anche al suo ritorno a Mosca con aereo da Kiev il 25 febbraio, sarebbe rimasto bloccato al controllo dei passaporti per un’ora e mezza.

Gran parte della missione è stata filmata integralmente da Stefano Marrella e pubblicata sul sito di Radio Radicale. Riportiamo qui i principali eventi, incontri e alcune impressioni.

La mattina del nostro arrivo è stato firmato l’accordo tra i rappresentanti della piazza e il Presidente Victor Yanukovich, con la mediazione di tre ministri europei e il governo russo, per porre fine alla violenza. Sono state annunciate elezioni presidenziali anticipate per la fine di quest’anno e un governo transitorio. L’accordo però non è stato accolto bene in piazza, e ai rappresentanti dell’opposizione (tra cui anche uno dei candidati principali per le presidenziali, Vitali Klitschko) non è stato possibile spiegare le ragioni dell’accordo per via dell’ira dei manifestanti, uno dei quali ha annunciato dal palco che il termine ultimo per Yanukovich di lasciare il potere erano le ore 10 del mattino dopo, il 22 febbraio.

Al nostro arrivo in piazza verso le 15 del pomeriggio, la situazione era relativamente tranquilla. Rimaneva comunque la tensione degli scontri dei giorni precedenti, molti degli uomini erano mascherati e dotati di armi improprie come bastoni o mazze da baseball, le vie d’entrata e uscita della piazza molto ridotte, e abbiamo anche potuto intravedere qualche cecchino sui tetti circostanti la piazza. Il resto della città era quasi deserto, tranne appunto la presenza di gruppi di giovani mascherati e armati. Questi gruppi di solito parevano essere di forze di autodifesa, ma siamo anche stati avvertiti per la presenza di “tituska”, giovani marginalizzati arruolati dal regime per provocare i manifestanti e commettere atti di violenza. Dalla polizia ufficiale non c’è stata traccia durante tutta la nostra permanenza a Kiev.

Quella sera la vecchia opposizione nel Parlamento ucraino ha ottenuta la maggioranza, grazie a oltre quaranta deputati che hanno abbandonato il Partito delle Regioni (di Yanukovich), ed ha cominciato a passare una serie di provvedimenti, il tutto sempre seguito in diretta dalla piazza, tra cui l’inizio della procedura d’impeachment contro il Presidente Yanukovich e anche la decriminalizzazione del reato di abuso di potere di cui Yulia Timoshenko era stata giudicata colpevole. L’esautorazione di Yanukovich è stata anche dovuta al fatto che egli si era reso irreperibile (sarebbe ricomparso solo alcuni giorni dopo in territorio russo).

Dopo qualche ora in piazza abbiamo incontrato Maria Tomak, giovane giornalista e collaboratrice del Centro per le Libertà Civili di Kiev, la quale era stata anche presente brevemente al nostro convegno di Bruxelles. Il Centro, fondato un anno e mezzo fa da giovani attivisti tra i quali avvocati, giornalisti e politologi, si occupa di documentazione delle violazioni dei diritti umani, promozione dei diritti civili, monitoraggio dei processi e assistenza giuridica. Abbiamo parlato anche con la loro direttrice, Olexandra Matviichuk.

Dal novembre 2013 hanno monitorato in particolare gli eventi su e intorno a Euromaidan con l’associazione di volontari EuromaidanSOS da loro fondata e ospitata. Hanno prodotto un rapporto intitolato “Major trends in human rights violations and prosecutions of protesters during the protests in Ukraine – “Euromaydan”, che esamina il periodo da novembre 2013 a gennaio 2014. Seguirà un rapporto sul periodo successivo. Lavoravano essendo presenti in piazza dove raccolgono informazioni, monitorando i processi, e principalmente con una hotline attiva 24/7, dove tutti – da Kiev e da tutte le regioni – possono lasciare o richiedere informazioni o assistenza legale. Li abbiamo incontrati nuovamente la sera di domenica 23 febbraio, con la presenza anche della giovane docente universitaria Alexandra Alissa Novitchkova (che Antonio aveva conosciuto a Bruxelles) e di Bogdana Depo, assistente del MEP polacco Jacek Saryusz-Wolski del PPE, già diplomatico incaricato dell’integrazione europea e molto attivo sul tema.

Il 22 sera abbiamo anche visitato il monastero ortodosso Mikhailovsky, rispondente al patriarca di Kiev Filarete, trasformato in un centro di raccolta e smistamento di generi alimentari, medicinali e altri beni utili per i manifestanti e in pronto soccorso per i feriti. Da notare che la Chiesa ortodossa in Ucraina è divisa principalmente fra quella staccatasi dal patriarcato di Mosca nel 1992, che ha sostenuto il processo rivoluzionario, e quella rimasta fedele ad esso, che si è mantenuta estranea essendo tradizionalmente legata a chi detiene il potere al Cremlino. La Chiesa greco-cattolica ucraina, rispondente al papa ma sui iuris, cui fanno riferimento circa quattro milioni di persone, ha espresso posizioni di condanna per la repressione e di speranza che gli ucraini possano scegliere liberamente il proprio futuro.

Intorno alle ore 23 la sera del 21 febbraio, Yanukovich ha lasciato Kiev. Gruppi di ‘autodifesa’ si sono avvicinati al palazzo presidenziale, dove intorno alle ore 6 della mattina dopo hanno incontrato le guardie ufficiali del palazzo con cui hanno siglato un accordo. Il perimetro intorno al palazzo era sotto il controllo diretto delle forze di autodifesa dei manifestanti di Maidan, mentre l’interno rimaneva sotto controllo delle forze ufficiali di sicurezza. Non c’è stato alcun atto di violenza o distruzione. La situazione in Maidan e in città era ora notevolmente più tranquilla e rilassata, i mezzi pubblici avevano anche ripreso a funzionare. Maidan era dedicata principalmente ai funerali dei ‘martiri’ della piazza. Dopo un nostro passaggio al palazzo presidenziale, davanti al quale erano ammessi solo i giornalisti, e di nuovo in piazza, ci siamo incontrati con la tesoriera storica dell’ufficio di Kiev del Partito Radicale, Inna Gavriliuk, la quale è stata in piazza sin dall’inizio delle proteste. Con lei anche suo figlio, Roman, che abbiamo intervistato, e che ci ha chiesto la bandiera del partito per metterla sulla torre in mezzo alla piazza  (avendo colto l’importanza della nonviolenza dopo l’esperienza degli scontri di piazza). Lo stesso giorno Yulia Timoshenko è apparsa davanti ad un magistrato in Kharkiv, dove era detenuta, ed è stata rilasciata; poche ore dopo l’abbiamo vista parlare sul palco di Maidan, dove è stata accolta con rispetto ma, a quanto pare, senza grande condivisione per la sua proposta politica.

Domenica 23 siamo andati davanti al Parlamento, dove abbiamo visto delle piccole manifestazioni intitolate “Il 2014 è diverso dal 2005”, per indicare la volontà di cambiare completamente sistema e classe politica. Manifestazioni di giovani, piuttosto contestati da persone di generazioni più vecchie. All’ora di pranzo abbiamo incontrato il deputato della vecchia opposizione e leader storico dei Tartari di Crimea, Mustafa Jemilev, insieme al suo assistente e a un suo consulente legale, Garik Liogvinsky.

Lunedì 24 siamo tornati al Parlamento, all’esterno del quale il numero di manifestanti (di correnti diverse della vecchia opposizione ed extraparlamentari) era aumentato considerevolmente. Grazie a Mustafa Jemilev, abbiamo potuto assistere alla sessione del Parlamento durante la quale è stato nominato il nuovo procuratore generale, e dove una larga maggioranza ha votato a favore di una mozione per il deferimento del Presidente Yanukovich, dell’ex ministro degli interni Zakaharchenko e dell’ex procuratore generale Pshonka alla Corte Penale Internazionale (CPI) per crimini commessi dal 30 novembre 2013 al 22 febbraio 2014. Purtroppo, ad oggi, l’Ucraina non ha ratificato lo Statuto di Roma della CPI, e la sua Corte Costituzionale nel 2001 ha dichiarato la necessità di un emendamento costituzionale prima di poter ratificare.

Martedì mattina, dopo la partenza di Nikolaj per Mosca, Antonio Stango e Stefano Marrella hanno incontrato l’Ambasciatore italiano a Kiev, Fabrizio Romano, anche intervistandolo per Radio Radicale.

Continuamo a seguire gli eventi in Ucraina e rimaniamo in contatto con i nostri principali interlocutori a Kiev, sperando di poterli rincontrare presto al Congresso italiano del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito.