Oggi i senatori radicali Bonino, Poretti e Perduca e i deputati Farina Coscioni, Bernardini, Mecacci, Beltrandi, Turco e Zamparutti, in collaborazione con Non c’è Pace Senza Giustizia, hanno depositato alla Camera e al Senato una interrogazione a risposta scritta a seguito delle recenti dichiarazioni da parte del Presidente della Federazione Italiana dei Medici Pediatri, della Sottosegretaria alla Salute Francesca Martini e della Ministra per le Pari Opporunità Mara Carfagna su circoncisione e mutilazioni genitali femminili.

Dichiarazione di Sergio Stanzani e Gianfranco Dell’Alba, Presidente e Segretario di Non c’è Pace Senza Giustizia:

“L’interrogazione che abbiamo predisposto insieme ai deputati radicali chiede spiegazioni relativamente alle modalità con cui il Ministero della Salute e la FIMP ha siglato il Protocollo di Intesa per la prevenzione della circoncisione maschile clandestina, incautamente associando a questa pratica anche le mutilazioni genitali femminili che, come è noto, nulla hanno a che vedere con la circoncisione rituale. Inoltre, a seguito della dichiarazione del Presidente Mele fatta durante la conferenza stampa di presentazione del Protocollo, della presenza sul territorio italiano di 30.000 bambine infibulate, si è ingenerata una confusione tale da spingere la Ministra Carfagna a promettere una modifica delle legge numero 7 contro le MGF come ulteriore misura di contrasto e sanzione. Anche questa è una posizione alquanto bizzarra, dal momento che la legge italiana viene giudicata internazionalmente una delle migliori: il governo dovrebbe semmai occuparsi di applicarla in tutti i suoi aspetti. Non c’è Pace Senza Giustizia da anni conduce iniziative in Africa per l’abbandono delle mutilazioni genitali femminili, in particolare fornendo assistenza giuridica per la stesura di testi legislativi. Tutte le agenzie dell’ONU, ma anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità e le ONG di donne africane raccomandano di non associare la circoncisione maschile alle mutilazioni genitali femminili, perché non condividono né origini né motivazioni né conseguenze psico-fisiche. Il Governo risponda sul perché si sia deciso di non seguire quanto raccomandato dalle stesse linee guida sulle MGF predisposte dal Ministero della Salute e che cosa si stia facendo per dare piena attuazione alla ottima legge numero 7 del 9 gennaio 2006 per il contrasto e la prevenzione delle mutilazioni genitali femminili.”

Il testo dell’interrogazione:

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

Al Presidente del Consiglio dei Ministri e
Al Ministro del Lavoro della Salute
e delle Politiche Sociali
Al Ministro per le Pari Opportunità

Premesso che:

il 18 settembre 2008 è stata data notizia della firma da parte del Ministero della Salute e della Federazione Italiana Medici Pediatri di un “Protocollo di intesa per la prevenzione della circoncisione rituale clandestina”;

tale Protocollo è volto esclusivamente alla protezione dei bambini dalla pratica della circoncisione rituale maschile, effettuata al di fuori dell’ambito medico ospedaliero o in assenza di garanzie medico sanitarie per la salute dei bambini;

tale Protocollo impegna, al suo primo punto, i Pediatri di Famiglia della Fimp “ad informarsi sull’orientamento religioso della famiglia del neonato, o del bambino, e sulla possibile intenzione di voler accedere alla pratica della circoncisione”;

nel dare notizia agli organi di informazione della firma di tale Protocollo, il Presidente della FIMP Dr. Giuseppe Mele e la Sottosegretaria On. Francesca Martini si sono riferiti impropriamente anche al fenomeno della “circoncisione femminile” e della pratica delle mutilazioni genitali femminili, riportando il dato della presenza sul territorio italiano di “30.000 bambine infibulate”;

secondo quanto riportato dalle “Linee guida destinate alle figure professionali che operano con le comunità di immigrati provenienti da Paesi dove sono effettuate le pratiche di mutilazione genitale femminile per realizzare una attività di prevenzione, assistenza e riabilitazione delle donne e delle bambine già sottoposte a tali pratiche” emanate dal Ministero della Salute (D.M. 17 dicembre 2007), la quantificazione del fenomeno in Italia è difficile, ma la stima orientativa delle potenziali vittime di mutilazioni genitali femminili è, nella previsione più negativa, di circa 800 bambine;

il Ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna ha dichiarato il 18 settembre stesso quanto segue: «La Federazione Italiana dei Medici Pediatri denuncia l’esistenza di 30mila bambine infibulate in Italia. La cifra è davvero impressionante. Mi associo all’allarme e alla preoccupazione espressi dall’onorevole Sbai. Sarà mia cura portare all’attenzione del governo l’esistenza massiccia di questa pratica e lavorare per modificare la legge al fine di impedire o comunque considerevolmente diminuire il numero di minorenni sottoposte ad una simile barbarie. La differenza di cultura e religione non deve tramutarsi in fenomeni di tolleranza della violenza e del sopruso verso persone che non sono libere di determinarsi e di scegliere».

la legge 9 gennaio 2006, n. 7, avente ad oggetto “Disposizioni concernenti la prevenzione e il divieto delle pratiche di mutilazione genitale femminile”, internazionalmente riconosciuta come una delle migliori leggi in materia di prevenzione e contrasto delle mutilazioni genitali femminili, prevede lo stanziamento di fondi annuali volti all’attuazione di specifiche azioni di prevenzione a livello nazionale ed internazionale, nonché sanzioni per coloro che effettuano la pratica sia sul territorio italiano che all’estero;

la pratica delle mutilazioni genitali femminili non ha alcun fondamento di ordine religioso ma ha solo origine tradizionale e ancestrale ed è attuata egualmente in 28 Paesi dell’Africa da famiglie di tutti gli orientamenti religiosi, siano essi musulmani, cristiani o animisti;

l’Organizzazione Mondiale della Sanità, le agenzie dell’ONU, quali l’UNICEF e l’UNFPA, insieme alle organizzazioni africane e internazionali che da anni lottano per l’abbandono delle mutilazioni genitali femminili, raccomandano con fermezza di non accomunare la pratica della circoncisione a quella delle mutilazioni genitali femminili, perché tra esse vi sono profonde differenze sostanziali sia dal punto di vista storico-culturale che dal punto di vista delle conseguenze psico-fisiche;

le mutilazioni genitali femminili sono da considerarsi una violazione dei diritti umani, civili e politici della persona e sotto il profilo penale integrano un’ipotesi specifica del reato di lesioni personali, espressamente prevista dall’art. 583-bis del codice penale e punita con la reclusione da quattro a dodici anni;

Per sapere:

secondo quali criteri e in base a quali rilevazioni la Federazione Italiani dei Medici Pediatri riferisca il dato di 30.000 bambine infibulate presenti sul territorio italiano;

quali siano le ragioni su cui si fonda la richiesta di conoscere l’orientamento religioso delle famiglie di immigrati, dal momento che essa contrasta con il diritto individuale di professare liberamente la propria fede religiosa, garantito dall’art. 19 della Costituzione;

in base a quale criterio scientifico il Ministero della Salute, nella brochure informativa appena pubblicata, ha equiparato le due pratiche tradizionali – la circoncisione maschile e le mutilazioni genitali femminili – che non condividono né origini né soprattutto conseguenze psico-fisiche;

quali sono le strategie per il contrasto e la prevenzione delle mutilazioni genitali previste, in conformità alla legge 9 gennaio 2006, n. 7, dal Ministero della Salute e dal Ministero per le Pari Opportunità per l’anno 2008 e quali azioni intenda attuare il Governo per rafforzare i meccanismi di prevenzione e di informazione previsti dalla medesima legge.