Oggi, martedì 30 Agosto 2011, la Camera d’Appello della Corte Penale Internazionale (CPI) ha confermato la decisione della Seconda Camera Preliminare e di conseguenza l’ammissibilità dei due casi[1] relativi ai presunti crimini contro l’umanità commessi in Kenya durante le violenze post elettorali da dicembre 2007. Il 31 Marzo 2011, il governo del Kenya ha messo in discussione l’ammissibilità dei due casi invocando il principio fondante della complementarietà della CPI in base al quale la Corte stessa ha giurisdizione solo nel caso in cui uno Stato manchi di “capacità o di volontà” di indagare e perseguire i crimini sotto la sua giurisdizione.

Dichiarazione di Alison Smith, consigliere legale di Non c’è Pace Senza Giustizia:

“Non c’è Pace Senza Giustizia (NPSG) e il Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT), accolgono positivamente la decisione della Camera d’Appello, che riconosce la mancata dimostrazione da parte delle autorità del Kenya della capacità o volontà di provvedere ad una effettiva riparazione per le vittime della violenza post elettorale nel paese.”

“Come ultimo guardiano della giustizia, solo la CPI può agire quando uno Stato competente non indaga adeguatamente e non intende perseguire i crimini più gravi, rilevanti per l’intera comunità internazionale sotto la propria giurisdizione nazionale. In linea con il principio di complementarietà su cui si basa la CPI, allo Stato spetta la prima responsabilità di indagare e perseguire i crimini previsti dalla giurisdizione della Corte. Tuttavia, la Camera d’Appello ha confermato la conclusione cui è giunta la Seconda Camera Preliminare secondo cui le richieste del governo del Kenya non danno concreta evidenza di indagini o procedimenti in corso dinanzi a giudici nazionali contro le stesse persone per i presunti crimini.”

“Fino a quando il governo del Kenya non dimostrerà di essere capace di affrontare a livello nazionale i casi legati alla violenza post elettorale, la CPI rimane l’unica opportunità per le vittime di quei crimini di ricevere adeguata riparazione e giustizia. Il governo del Kenya ha fallito nel suo tentativo di prendere una posizione ferma e chiara contro la violenza motivata da ragioni politiche, in particolare quando essa riguarda influenti attori della scena politica. Il coinvolgimento della CPI è quindi di estrema importanza per il Kenya per interrompere la serie di impunità, inviare un messaggio chiaro ed inequivocabile che crimini di massa motivati da ragioni politiche non saranno più tollerati o ricompensati e per prevenire, infine, future violenze in vista delle prossime elezioni del 2012.”

“Ora che si procederà con i casi, la CPI deve intensificare i suoi sforzi per aiutare la popolazione del Kenya in particolare da quando è giunta la conferma che le udienze per la conferma delle accuse avranno luogo all’Aja il prossimo 1 Settembre 2011 nel caso Ruto et al e il 21 settembre 2011 nel caso Muthaura et al. C’è un urgente bisogno di entrare in contatto direttamente con coloro i quali sono stati vittime di violenze al fine di promuovere una migliore conoscenza della Corte e gestire le aspettative. NPSG e il PRNTT esortano gli stati ad impegnarsi insieme alla CPI ad intensificare la sensibilizzazione in Kenya e ad assicurare che la Corte abbia sufficienti risorse per portare avanti il suo lavoro, fondamentale per raggiungere coloro che la Corte rappresenta, massimizzare il suo impatto e assicurare, allo stesso tempo, una positiva e duratura eredità in Kenya.”

Per ulteriori informazioni, contattare Alison Smith all’indirizzo email asmith@npwj.org o al numero +32-2-548-3912, o Nicola Giovannini all’indirizzo ngiovannini@npwj.orgo al numero +32-2-548-3915.

 

[1]           The Prosecutor v. William Samoei Ruto, Henry Kiprono Kosgey and Joshua Arap Sang e The Prosecutor v. Francis Kirimi Muthaura, Uhuru Muigai Kenyatta and Mohammed Hussein Ali