Oggi, la Prima Camera Preliminare della Corte Penale Internazionale (CPI) ha accettato la richiesta presentata dal Procuratore il 16 Maggio 2011 per l’emissione di tre mandati di arresto contro Muammar Abu Minyar Gaddafi, Saif Al Islam Gaddafi and Abdullah Al-Senussi per crimini contro l’umanità presumibilmente commessi in Libia a partire dal 15 febbraio 2011 durante le violente azioni repressive governative contro i dimostratori pro-democratici e il conflitto armato che ne è succeduto.
Dichiarazione di Alison Smith, Consigliere Legale di Non c’è Pace Senza Giustizia:
“Non c’è Pace Senza Giustizia (NPSG) e il Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT) accolgono con favore la decisione della Prima Camera Preliminare della Corte Penale Internazionale di emettere mandati di cattura contro coloro che presumibilmente hanno le maggiori responsabilità per i crimini contro l’umanità commessi in Libia dal 15 febbraio 2011 come uno sviluppo importante per il diritto penale internazionale e un passo fondamentale verso la pace e la giustizia in Libia.
“La velocità con cui questo processo si sta muovendo è senza precedenti, appena quattro mesi dal deferimento al Consiglio di Sicurezza dell’ONU all’emissione dei mandati di cattura di oggi. Accogliamo con favore il fatto che la giustizia si stia muovendo rapidamente, purché ciò non vada a discapito delle vittime o di una giustizia imparziale e indipendente. Sollecitiamo la Corte Penale Internazionale ad iniziare immediatamente le sue attività di sensibilizzazione nei confronti delle vittime e delle comunità interessate in Libia, compresa l’informazione alle vittime sul loro diritto di partecipare alla procedura.
“Non c’è Pace Senza Giustizia e il PRNTT sperano e credono che la decisione odierna potrebbe aiutare il processo di transizione in Libia e fungere da deterrente per la violenza e gli abusi. Questa decisione dovrebbe aiutare a sgretolare la cultura dell’impunità e dimostrare che ci sono delle conseguenze per i reati gravi e le violazioni dei diritti umani in base al diritto internazionale. Si tratta di un passo fondamentale verso la fine delle violazioni e per il risanamento della Libia.
“Esortiamo la comunità internazionale a sostenere le indagini e la raccolta di documentazione portate avanti dal Consiglio Nazionale della Transizione e dalla società civile in Libia, in modo che le informazioni importanti sui crimini che non rientrano in questi tre mandati di cattura della CPI non vadano perse o distrutte. Qualunque sia il futuro processo di accertamento delle responsabilità che la nuova Libia deciderà di adottare, in ogni caso la raccolta tempestiva e affidabile di informazioni sarà un elemento fondativo essenziale e queste informazioni devono essere salvaguardate. Poiché l’Ufficio del Procuratore della CPI dovrebbe concentrarsi esclusivamente su quelli che sono maggiormente responsabili per gli abnormi crimini commessi in Libia dal 15 febbraio 2011, vi è la necessità che altri attori si adoperino per costruire una storia condivisa in Libia, per creare una solida base per un futuro basato sul rispetto dei diritti umani e dello Stato di Diritto. Noi sosteniamo l’approccio del Procuratore, ma questo lascia un potenziale spazio all’impunità, sia per le violazioni commesse prima del 15 febbraio 2011 che per le violazioni commesse da coloro ai quali non sono imputabili le maggiori responsabilità per i crimini nel loro complesso. La CPI non è nella posizione per affrontare questi crimini: essi devono essere affrontati attraverso un procedimento interno autentico e credibile, sia giudiziario che altro.
“Non c’è Pace Senza Giustizia e il PRNTT sollecitano anche la comunità internazionale, e in particolare gli Stati Parte della CPI, a fornire tutto il sostegno necessario e la cooperazione per l’esecuzione di questi tre mandati di cattura e per i procedimenti successivi. Gli Stati Parte della CPI hanno un obbligo legale di fare ciò; tutti gli Stati hanno interesse a farlo, per contribuire a portare pace e sicurezza in Libia e nella regione e per aiutare a fornire giustizia e risarcimento alle vittime.”
Per ulteriori informazioni, si prega di contattare Nicola Giovannini all’indirizzo e-mail ngiovannini@npwj.org o al numero +32-2-548-39 15.