NPSG, con il sostegno di The Circle, del Comune di Milano e della Fondazione Bracco, conclude “Emancipa-MI”, un’analisi partecipativa svolta nel territorio di Milano che ha lo scopo di identificare i fattori di rischio delle MGF, il contesto in cui vengono praticate e i fattori di spinta che entrano nella decisione sottoporre o meno le bambine alla mutilazione.
Il rapporto ha come obiettivo principale di individuare misure efficaci per diminuire ed eliminare il rischio di reiterazione delle Mutilazioni Genitali Femminili (MGF) sulle bambine e le ragazze delle future generazioni fra le comunità migranti presenti sul territorio del Comune di Milano.
Focalizzare lo studio in una città come Milano ha permesso di operare in un territorio che già presenta un sistema di inserimento della popolazione immigrata strutturato per tentare di contrastare l’emarginazione sociale, offrendo specifici servizi ai cittadini stranieri, anche in ambito sanitario. Al contempo, il capoluogo lombardo offre l’esempio concreto di come le tendenze migratorie degli ultimi anni stiano modificando parzialmente la popolazione straniera residente, stabilitasi negli anni ‘90 e nella prima decade del terzo millennio, segnando un aumento delle provenienze dai Paesi in cui le MGF vengono praticate e rappresentando uno sprone per l’amministrazione ad adottare politiche concrete per il loro contrasto. Diventa, quindi, cruciale offrire percorsi che favoriscano l’emancipazione delle donne a partire dai contesti di accoglienza, affinché le comunità interessate contribuiscano a migliorare l’efficacia degli interventi istituzionali e normativi, altrimenti slegati dalla percezione dei contesti interessati.
Il rapporto analizza il sistema delle strutture, pubbliche e private, già esistenti per l’assistenza alle donne straniere, le politiche messe in atto dall’amministrazione e dalle realtà della società civile, le azioni intraprese e i servizi offerti per la prevenzione e il contrasto alle MGF nel territorio milanese. Evidenzia inoltre, attraverso un’analisi condotta insieme alle comunità migranti maggiormente presenti sul territorio, i fattori di rischio che devono essere tenuti in considerazione nella definizione di politiche specifiche ed efficaci contro le MGF al fine di prevenirle e, dall’altro, gli indicatori di impatto che possano realisticamente misurare l’efficacia di tali politiche sui comportamenti di individui e comunità in relazione alla pratica.
I matrimoni minorili, precoci o forzati
NPSG è attualmente impegnata, nuovamente grazie al supporto di The Circle, in un’analisi dell’incidenza dei matrimoni minorili, precoci o forzati in Italia e nell’individuazione di strategie e best practices che advocacy per migliorare il contesto italiano e renderlo più efficace nel contrasto e nella prevenzione del fenomeno.
Il matrimonio precoce, minorile o forzato, ovvero il matrimonio che coinvolge bambini o ragazzi di età inferiore ai 18 anni, è una violazione dei diritti umani ed è una grave forma di violenza sessuale sui minori. Secondo l’Unicef, oggi in tutto il mondo oltre 650 milioni di donne sono state fatte sposare quando erano ancora minorenni.
Ogni anno almeno 12 milioni di ragazze si sposano prima di aver compiuto 18 anni. Nei paesi meno sviluppati il 40% delle ragazze si sposa prima dei 18 anni e il 12% delle ragazze prima dei 15 anni. La pratica è particolarmente diffusa in Asia e nella fascia del Sahel, ma è presente anche in Occidente. L’incidenza è maggiore nelle regioni colpite da crisi e conflitti.
L’incidenza fra le bambine è sei volte maggiore che fra i bambini e risulta in un asservimento domestico e sessuale, con conseguenze negative dirette sulla realizzazione del potenziale umano del minore e con gravi effetti sullo sviluppo fisico e psicologico come le gravidanze precoci, che aumentano sensibilmente il rischio di complicazioni durante la gravidanza e il parto, di mortalità materno-infantile e di problemi di salute per il neonato, spesso prematuro e sottopeso, problemi nello sviluppo emotivo delle bambine, isolamento sociale, abbandono scolare, impossibilità di raggiungere una piena autonomia e, quindi, la dipendenza dal marito e la sottomissione al sistema patriarcale.
In Italia non esistono studi e statistiche ufficiali sul fenomeno dei matrimoni precoci. Nonostante l’obbligo espressamente imposto dalla Convenzione di Istanbul, l’Italia non prevede la criminalizzazione dei matrimoni forzati e/o precoci.