Giornata Internazionale della Giustizia – Dichiarazione di Non c’è Pace Senza Giustizia

Roma-Bruxelles, 17 luglio 2023

Non c'è Pace Senza Giustizia rimembra la Giornata Internazionale della Giustizia, come abbiamo fatto per i precedenti 25 anni. In questo periodo, siamo stati testimoni di molti cambiamenti altalenanti per quanto concerne la giustizia criminale internazionale. Abbiamo visto nascere, dato vita ed anche portato a termine circostanze e dinamiche di molti paesi o  regioni, corti e tribunali specifici sia ibridi sia internazionali. Abbiamo avuto la possibilità di vedere come la giurisdizione internazionale diventasse unica nel suo genere, dopo un instabile inizio con il caso di Pinochet nei primi anni 90'. C'è stata una miriade di commissioni di inchiesta, confessioni volte a rivelare la verità ed alla riconciliazione ed usi innovativi dei poteri dell'Assemblea Generale delle NU volte a creare i "Meccanismi internazionali, imparziali ed indipendenti per la Siria" (IIIM) e i "Meccanismi indipendenti investigativi delle Nazioni Unite per il Myanmar" (IIMM). Più recentemente, abbiamo visto un incremento nei casi in cui erano influenti crimini nel quadro della giurisdizione della CPI che venivano mostrato alla Corte Internazionale di Giustizia, avviando l'azione storica del Gambia, attribuendo le violazioni in Myanmar alla Convenzione sul Genocidio. Questo è il contesto più ampio in cui è stata creata la Corte Penale Internazionale (CPI), tramite l'adozione dello Statuto di Roma in questa data nel 1998, la sua attuazione nel 2002 ed i 21 anni di esperienza operativa. Come prima ed unica Corte Penale Internazionale, la CPI rappresenta il fulcro dell'intero sistema della giustizia criminale internazionale.
 
In questa giornata Internazionale della Giustizia, noi riaffermiamo il nostro forte supporto nei confronti della CPI, degli Stati parte e degli innumerevoli attivisti a difesa dei diritti umani e dei sostenitori della società civile che lavorano incessantemente, spesso loro stesso a rischio, per far prosperare il sistema dello Statuto di Roma ed in supporto alle vittime coinvolte nei crimini inseriti all'interno dello Statuto stesso. Noi riconosciamo molte difficoltà, alcune ma non tutte collegate con la Corte, ma anche i progressi significativi che sono avvenuti nell'anno passato. Diamo il benvenuto alla razionalizzazione del lavoro dell'Ufficio del Procuratore (OTP) e particolarmente elogiamo l'approccio dell'Ufficio affinché assicurasse un primo piano sui crimini commessi contro e che incidevano sui bambini, includendo il riconoscimento dei bambini come individui aventi pieni diritti quando vengono a contatto con la Corte, ed il  significativo progresso che ha permesso di sviluppare ed approfondire la comprensione e l'approfondimento mirato ai crimini sessuali ed orientati sul genere, includendo quelli di persecuzione basata sul genere. Noi ci rallegriamo anche del focus del Procuratore sulla complementarità ed il ruolo che la CPI può giocare incoraggiando e supportando le prosecuzioni nazionali; non vediamo l’ora di vedere lo sviluppo della Politica di Complementarità definita dall’OTP e di impegnarsi in questo processo. Inoltre noi lodiamo il lavoro in atto per rafforzare il lavoro degli altri organi della Corte, in particolare tramite il Meccanismo di Revisione, e confidiamo nel suo eventuale progresso, specialmente sotto la guida del nuovo Cancelliere.
 
Le tre principali sfide che la Corte continua ad affrontare riguardano la volontà politica, le risorse a sua disposizione e gli approcci operativi per raggiungere il suo mandato. La volontà politica risulta primariamente nelle mani degli Stati parte facenti parte della CPI: essi devono garantire il loro supporto affinché la Corte rimanga forte, udibile e visibile. Questa risulta una costante e durevole necessità, non solo quando la Corte è sotto attacco politico. Gli Stati parte dovrebbero anche mostrare lo stesso supporto per gli attivisti dei diritti umani che rischiano la loro incolumità, compreso il fatto di essere sotto attacco a causa dei rapporti associativi con la Corte. A questo proposito, noi accogliamo i risultati raggiunti dal Presidente dell'ASP durante l'Assemblea degli Stati parte di fine anno e richiamiamo tutti gli Stati parte di rafforzare il supporto per gli attivisti dei diritti umani, il quale potrebbe essere anche un modo adatto per commemorare un altro 25esimo anniversario, ossia la Dichiarazione delle NU sugli Attivisti dei Diritti Umani.
 
Approvando risorse adeguate e provvedendo al fatto che quelle risorse siano anche primariamente nelle mani degli Stati parte facenti parte della CPI, sulle quali noi rifiutiamo limitazioni arbitrarie del bilancio della Corte, come ad esempio l'approccio a crescita zero nominale. Al contempo, è essenziale che la Corte chieda ciò di cui ha realmente bisogno, nel contesto del suo bilancio operativo generale ed alla luce del crescente carico di lavoro. Stiamo notando come la volontà politica e le risorse sembrino andare di pari passo, ricordando l'erogazione di sostegno finanziario politico ed extra-bilancio in occasione dell'apertura di un'indagine in Ucraina all'inizio dello scorso anno. A questo proposito, desideriamo sottolineare che indagini ed azioni penali migliori portano a maggiori esigenze in altri settori, tra cui la partecipazione delle vittime e le riparazioni, la sensibilizzazione, il supporto ai testimoni, l'assistenza legale, le visite familiari, gestione dei tribunali, interpretazione e tutto il resto necessario per garantire un processo equo e un processo significativo per le vittime e le popolazioni colpite. Queste cose devono essere fornite attraverso il bilancio regolare della Corte; fare affidamento sui contributi volontari e sul personale distaccato rischia non solo di soffocare il bilancio regolare della Corte, ma anche di mettere a repentaglio la percezione di due pesi e due misure e di ridurre l'indipendenza della Corte stessa.
 
L'approccio operativo della Corte nell'assolvimento del suo mandato spetta esclusivamente alla Corte stessa, e più specificamente a ciascun organo della Corte. A questo proposito, desideriamo sottolineare che la Corte non è più nella sua infanzia: è un attore consolidato al centro del sistema di giustizia penale internazionale. Nel corso della sua esistenza, vedrà - ed ha già visto - altri meccanismi internazionali ed ibridi di responsabilità andare e venire. Come osservato in precedenza, sono stati compiuti progressi significativi, ma la Corte deve fare del proprio meglio per migliorare le sue metodologie di lavoro ed i suoi approcci operativi, garantire che si tratti di un'esperienza positiva e stimolante per le vittime e le comunità colpite per conto delle quali assolve il proprio mandato.  Cogliamo l'occasione per rafforzare l'importanza del lavoro dei diversi organi della CPI, in particolare in termini di sensibilizzazione; rafforzare la presenza sul campo della Corte; lo sviluppo di una specifica e più ampia strategia di completamento, a livello di tutto il tribunale; e garantire la promozione e la tutela dei diritti del minore. Desideriamo sottolineare che per i bambini in particolare, il cammino verso la giustizia coinvolge inevitabilmente una serie di attori, all'interno e all'esterno della CPI, che dovrebbero agire secondo princìpi ed approcci comuni per garantire coerenza e chiarezza a quel bambino. Durante questo camino, il bambino ha diversi livelli di resilienza, capacità, prospettive, vulnerabilità e bisogni. Come tale, è necessaria una revisione ed una valutazione continua dell'interesse superiore di quel bambino per garantire che il processo sia stimolante e non faccia male. In quest'ottica, invitiamo la Corte a rafforzare la sua cooperazione interna, a garantire che la Corte parli e agisca con una sola voce e una sola visione. Incoraggiamo inoltre la Corte ad intensificare i suoi sforzi in relazione a situazioni specifiche all'interno della sua giurisdizione, per rafforzarne l'efficacia e l'efficienza e ottenere risultati forti.
 
Le continue violazioni dei diritti umani, dall'Afghanistan all'Ucraina, ci ricordano che la lotta per la giustizia internazionale deve continuare ad essere una priorità assoluta. Non c’è Pace Senza Giustizia continua a stare con la Corte, i suoi Stati Parte, le vittime che serve e i difensori dei diritti umani che sono la linfa vitale dell'intero sistema.
 
Per maggiori informazioni contattare Alison Smith, Direttrice Giustizia Internazionale tramite asmith@npwj.org o Nicola Giovannini, Coordinatore Stampa e delle Relazioni Internazionali tramite ngiovannini@npwj.org.