NPSG esorta l’Uganda a dimostrare il proprio impegno per la giustizia e non concedere l'impunità al Presidente al-Bashir

Bruxelles-Roma, 12 Maggio 2016


 
Il presidente del Sudan Omar al-Bashir ha viaggiato questa mattina a Kampala nell’ambito di una visita di due giorni in Uganda per discutere di rapporti bilaterali e per partecipare alla cerimonia di inaugurazione del presidente ugandese Yoweri Museveni. Il Presidente sudanese è soggetto ad un mandato di arresto da parte della Corte Penale Internazionale (CPI) per genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi contro la popolazione civile in Darfur. Il Ciad è uno Stato Parte della CPI e come tale ha l'obbligo, sancito dal trattato istitutivo, di arrestare chiunque sia oggetto di un mandato di arresto della Corte.
 
Dichiarazione di Alison Smith, Consigliere Legale di Non c’è Pace Senza Giustizia:
 
“Non c’è Pace senza Giustizia (NPSG) e il Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT) chiedono al governo dell’Uganda di adempiere ai suoi obblighi in quanto Stato membro della Corte Internazionale Penale e di arrestare il Presidente al-Bashir, finché si trova sul territorio Ugandese.
 
“Invece di volontariamente e consapevolmente ospitare un capo di Stato che è in fuga da mandati di arresto internazionali per gravi violazioni dei diritti umani, l'Uganda dovrebbe dimostrare il suo impegno per la giustizia e la lotta contro l’impunità. L’Uganda non è solo uno Stato parte della Corte Penale Internazionale, ma ha anche beneficiato del suo lavoro attraverso l'incriminazione dei membri della Lord Resistance Army (LRA) e l'arresto e il trasferimento di Dominic Ongwen per affrontare un processo per i crimini commessi nel Nord dell’Uganda. E 'ironico - anche vergognoso - che l'Uganda da un lato chieda l'arresto dei rimanenti latitanti dell'LRA, mentre dall’altro accolga il presidente Al-Bashir. Certo, è nell'interesse del presidente al-Bashir di ampliare la gamma dei paesi in cui è in grado di viaggiare con impunità; non sembra essere nell'interesse dell’Uganda essere considerato un rifugio sicuro per i criminali di guerra.
 
“Dodici anni dopo l'inizio del conflitto in Darfur che ha causato centinaia di migliaia di vittime e circa 2,5 milioni di sfollati, la popolazione civile del Darfur continua ad essere presa di mira dalle forze governative e le diffuse e sistematiche violazioni dei diritti umani internazionali e del diritto umanitario continuano senza sosta. Esortiamo l’Uganda a schierarsi a favore dei diritti della popolazione del Sudan e del Darfur di ottenere giustizia e riparazioni, eliminando dall'equazione uno degli attori che per decenni è stato il primo responsabile delle violenze e dell’instabilità di cui hanno patito.”
 
 
Per maggiori informazioni, contattare Alison Smith su asmith@npwj.org  o +32-2-548-3912  oppure Nicola Giovannini su ngiovannini@npwj.org  oppure +32-2-548-3915.